59 - Meno fuoco alle polveri dei cannoni.
di Alessandro PALESTRINI
Capisco pienamente la necessità dell’assessore all’urbanistica di correre sui giornali cercando di limitare i danni di una politica urbanistica fallimentare e nociva, se non nell’immediato, sicuramente per il futuro sviluppo della città. I temi sarebbero tanti, ma vorrei soffermarmi solo sulla questione scuola.
Innanzitutto credo che sarebbe meglio migliorare la capacità di ascolto durante le assemblee (soprattutto da parte di chi governa la città), prima di minacciare querele. Passando al discorso scuola, credo sia doveroso, per rispetto dei cittadini, chiarire una volta per tutte la realtà dei fatti, ma non ho assolutamente intenzione di farlo nei giornali, preferisco parlarne nelle sedi preposte come il Consiglio Comunale, al quale ci appelleremo con un’interrogazione o un’interpellanza. Viceversa si rischierebbe di trasformare il delicato caso in una burla mediatica alla quale i cittadini non meritano di essere sottoposti.
In attesa dei chiarimenti tecnici, alcune osservazioni possono già essere fatte.
La prima è che nel 2006, la nuova scuola presenta delle carenze assurde: manca una struttura per la palestra e manca una nuova mensa. Quando dico palestra e mensa, intendo dire una vera palestra e una vera mensa, tanto per essere chiari, e non una palestra e una mensa ricavate dalle aule previste per la didattica.
La seconda carenza riguarda la possibilità di ampliamento della scuola per il futuro. Ciò non sarà possibile, per questo il centrosinistra sta protestando. La scelta di dare molto spazio al privato ha inevitabilmente comportato un ridimensionamento per l’area scolastica. Inoltre tutti gli indici scolastici previsti dal progetto non sono qualitativamente accettabili in quanto si ispirano più che altro al rispetto di standard minimi che, tra l’altro, sono previsti da un decreto del 1975, cioè di 30 anni fa! È ben inteso che gli standard previsti vanno da un minimo ad un massimo, perché non utilizzare quelli massimi?
La terza carenza deriva da un comportamento assolutamente insufficiente e superficiale dell’amministrazione che ha commesso un reato ed è stata per questo condannata per ben due volte dal giudice. In altre parole, lo strumento utilizzato per fare l’accordo con il privato (accordo di programma) è stato dichiarato illegittimo. È bene sapere che l’accordo di programma è uno strumento urbanistico estremamente semplice che garantisce una velocità di esecuzione dell’opera elevata, di contro permette di evitare quei controlli, considerati noiosi e perditempo, ma che avrebbero garantito maggiore trasparenza, come afferma tra l’altro il TAR nella prima sentenza.
La quarta carenza è stata quella umana, quando una parte dell’amministrazione, non rinunciando alla sua tendenza terrorizzante, ha insultato e messo alla berlina i quattro cittadini che hanno giustamente ricorso al TAR, alcuni dei quali hanno subito anche minacce e intimidazioni nel lavoro. Sembra che avere ragione sia un reato, altro che querele, qui si rischia grosso!
L’impressione generale è comunque molto negativa. Credo che la scusa del ricorso e dei presunti bastoni tra le ruote messi dal centrosinistra sia una scusa per giustificare il fallimento di una politica urbanistica fondata sulla prepotenza e preponderanza degli interessi privati, non si spiegherebbero diversamente gli altri ritardi, ormai insostenibili, per la consegna della palazzina del Borgo Marinaro, e la recente proroga concessa per l’area del Capannone Nervi.
D’altra parte è la stessa Ubaldi che dichiara la propensione ad “incoraggiare l’iniziativa privata”, fonte di una maggiore creatività e disponibilità. Così, però, si rischia di assoggettare il Piano Regolatore ad uso e consumo dei privati, facendogli perdere quella funzione di generalità sinonimo di programmazione territoriale.
In fatto di programmazione, la scuola ne ha risentito parecchio. Penso che in realtà non sia mai stato pensato alla scuola come un progetto generale, non si spiegherebbero altrimenti alcune scelte come quella di spostare delle strutture sportive esistenti ed utili per la scuola, in un’altra zona dove, a dire il vero c’è una scuola ma sta per essere smantellata. Ma più in generale la presunta creatività e disponibilità del privato ha consentito la costruzione di veri e propri mostri di cemento nell’area degli Azioni (in riva al mare e sulla sponda di un fiume) e consentirà di sfigurare e danneggiare la preziosa area archeologica piena di reperti importantissimi che andranno sommersi dalla creatività di imprenditori edili.
Concludo consigliando agli amministratori non presenti agli incontri di dare meno “fuoco alle polveri dei loro cannoni” e di capire bene ciò che è stato detto, altrimenti si rischia di creare confusione e null’altro.
Innanzitutto credo che sarebbe meglio migliorare la capacità di ascolto durante le assemblee (soprattutto da parte di chi governa la città), prima di minacciare querele. Passando al discorso scuola, credo sia doveroso, per rispetto dei cittadini, chiarire una volta per tutte la realtà dei fatti, ma non ho assolutamente intenzione di farlo nei giornali, preferisco parlarne nelle sedi preposte come il Consiglio Comunale, al quale ci appelleremo con un’interrogazione o un’interpellanza. Viceversa si rischierebbe di trasformare il delicato caso in una burla mediatica alla quale i cittadini non meritano di essere sottoposti.
In attesa dei chiarimenti tecnici, alcune osservazioni possono già essere fatte.
La prima è che nel 2006, la nuova scuola presenta delle carenze assurde: manca una struttura per la palestra e manca una nuova mensa. Quando dico palestra e mensa, intendo dire una vera palestra e una vera mensa, tanto per essere chiari, e non una palestra e una mensa ricavate dalle aule previste per la didattica.
La seconda carenza riguarda la possibilità di ampliamento della scuola per il futuro. Ciò non sarà possibile, per questo il centrosinistra sta protestando. La scelta di dare molto spazio al privato ha inevitabilmente comportato un ridimensionamento per l’area scolastica. Inoltre tutti gli indici scolastici previsti dal progetto non sono qualitativamente accettabili in quanto si ispirano più che altro al rispetto di standard minimi che, tra l’altro, sono previsti da un decreto del 1975, cioè di 30 anni fa! È ben inteso che gli standard previsti vanno da un minimo ad un massimo, perché non utilizzare quelli massimi?
La terza carenza deriva da un comportamento assolutamente insufficiente e superficiale dell’amministrazione che ha commesso un reato ed è stata per questo condannata per ben due volte dal giudice. In altre parole, lo strumento utilizzato per fare l’accordo con il privato (accordo di programma) è stato dichiarato illegittimo. È bene sapere che l’accordo di programma è uno strumento urbanistico estremamente semplice che garantisce una velocità di esecuzione dell’opera elevata, di contro permette di evitare quei controlli, considerati noiosi e perditempo, ma che avrebbero garantito maggiore trasparenza, come afferma tra l’altro il TAR nella prima sentenza.
La quarta carenza è stata quella umana, quando una parte dell’amministrazione, non rinunciando alla sua tendenza terrorizzante, ha insultato e messo alla berlina i quattro cittadini che hanno giustamente ricorso al TAR, alcuni dei quali hanno subito anche minacce e intimidazioni nel lavoro. Sembra che avere ragione sia un reato, altro che querele, qui si rischia grosso!
L’impressione generale è comunque molto negativa. Credo che la scusa del ricorso e dei presunti bastoni tra le ruote messi dal centrosinistra sia una scusa per giustificare il fallimento di una politica urbanistica fondata sulla prepotenza e preponderanza degli interessi privati, non si spiegherebbero diversamente gli altri ritardi, ormai insostenibili, per la consegna della palazzina del Borgo Marinaro, e la recente proroga concessa per l’area del Capannone Nervi.
D’altra parte è la stessa Ubaldi che dichiara la propensione ad “incoraggiare l’iniziativa privata”, fonte di una maggiore creatività e disponibilità. Così, però, si rischia di assoggettare il Piano Regolatore ad uso e consumo dei privati, facendogli perdere quella funzione di generalità sinonimo di programmazione territoriale.
In fatto di programmazione, la scuola ne ha risentito parecchio. Penso che in realtà non sia mai stato pensato alla scuola come un progetto generale, non si spiegherebbero altrimenti alcune scelte come quella di spostare delle strutture sportive esistenti ed utili per la scuola, in un’altra zona dove, a dire il vero c’è una scuola ma sta per essere smantellata. Ma più in generale la presunta creatività e disponibilità del privato ha consentito la costruzione di veri e propri mostri di cemento nell’area degli Azioni (in riva al mare e sulla sponda di un fiume) e consentirà di sfigurare e danneggiare la preziosa area archeologica piena di reperti importantissimi che andranno sommersi dalla creatività di imprenditori edili.
Concludo consigliando agli amministratori non presenti agli incontri di dare meno “fuoco alle polveri dei loro cannoni” e di capire bene ciò che è stato detto, altrimenti si rischia di creare confusione e null’altro.
Alessandro PALESTRINI - Consigliere comunale