89- Campo dei Salesiani: due considerazioni.
di Fiorenzo PIANGERELLI | pubblicato il 25/12/2007 | Stampa
Ho letto con attenzione le diverse considerazioni sul nuovo campo dell’Oratorio Salesiano, parole che hanno fatto affiorare tanti ricordi, ma al tempo stesso molti punti di domanda.
Potremmo discutere anni sulla bontà o meno delle scelte edilizie e sulle intenzioni che le hanno animate, ma a mio avviso l’interrogativo su cui riflettere è un altro, da cui deriva tutto il resto. L’oratorio è una struttura per sua natura a servizio della comunità?
Se la risposta è negativa, allora nessuno ha diritto di entrare nel merito delle scelte sulla sua gestione. Ma se la risposta è positiva, allora è tutta la comunità che ha il diritto di essere coinvolta, informata, consultata, animata, per le questioni che riguardano un luogo tanto importante per la crescita dei nostri ragazzi.

Forse i miei ricordi di ragazzo, così filtrati da una memoria ballerina, mi ingannano. Ma mi sembra di ricordare che quando io ero giovincello ci si era trovati in una situazione analoga. L'oratorio era ancora il convento ereditato dai "frati", senza riscaldamento, poche sale per i ragazzi, il cinema con la piccionaia, il campo da basket a quadratoni, il campo da pallone senza luce, gli altri campetti di là da venire e, dove sono i magazzini lato via bramante, c’era l'orto.
L'ispettoria salesiana negli anni sessanta premeva con analoghi out-out: o trovate i soldi per ammodernare l'oratorio o si chiude con relativa vendita dell'area”. A quel tempo tutti - salesiani della casa, i ragazzi, i parrocchiani e la cittadinanza – si erano attivati, coesi attorno ad un progetto che era quello di salvare l'oratorio coinvolgendo quanta più gente possibile.

Forse mi sbaglio, ma non ricordo che sia stata necessaria nessuna operazione edilizia, i contributi volontari della comunità sono bastati per il semplice ammodernamento del complesso oratoriano.
Mentre oggi, sarò stato poco attento, poco presente, ma non mi sembra di essere stato informato, in quanto parrocchiano, dell’operazione appena conclusa, se non a cosa avvenuta.
Da ragazzino mi è stato sempre ripetuto, forse da gente illuminata, che l'oratorio è dei ragazzi e devono essere i ragazzi a gestirlo, perchè questo era il pensiero di don Bosco.
Oggi come allora, la struttura aiuta a richiamare i giovani poiché agevola la funzione educativa che il salesiano ha il dovere di compiere.

Se per arrivare ai ragazzi serve un campo in erba sintetica può anche andar bene, ma siamo sicuri che la proposta educativa che si sta facendo oggi sia incisiva per il futuro della realtà cittadina?
Non è neanche questione di aver trascurato altre esigenze, forse più urgenti, come il tetto del cinema. Parlare di riparare un tetto con opere di carità è limitante. Proprio perché non dobbiamo pensare che tutto ci sia dovuto, tutta l’operazione di ammodernamento poteva essere l’occasione per promuovere un esempio positivo di cittadinanza attiva, cittadinanza che viene coinvolta, entra nel merito delle scelte che la riguardano ed è perciò disposta a contribuire di conseguenza.

I ragazzi di oggi sono i grandi che daranno corpo alla comunità di domani, forse non è cosi banale ripeterlo, perché ce lo dimentichiamo troppo spesso. Cosa sarebbe successo se questi ragazzi e  ragazze fossero stati consultati, se fossero stati ascoltati i loro bisogni, ordinati per priorità e informati su quali potevano essere le diverse alternative per metterle in pratica?
Mi permetto di sognare: magari si sarebbero sentiti parte integrante del loro oratorio, magari avrebbero dato il meglio di se per poterlo rendere bello, forte e “al passo coi tempi”.
I loro tempi, chi meglio di loro può spiegarci cosa vuole dire?

Magari questa via è più lenta e più difficoltosa, ma può dare risultati inaspettati, perché chi è incaricato di decidere può farlo sulla base di scelte condivise. A volte, guardare indietro, a ciò che è stata ,la storia oratoriana nel corso del tempo, ai valori e allo spirito che tante volte la hanno animata, può essere di spunto e stimolo per il presente.
Questo è quanto mi sentivo di scrivere, io che ho vissuto tanti anni importanti dentro quelle mura, con tutto il rispetto che porto verso chi opera attraverso i ragazzi per migliorare questa società.

di Fiorenzo Piangerelli | pubblicato il 25/12/2007 | Stampa