Questa festa che ricorre il 2 febbraio è strettamente legata a quella di San Biagio «da la gola d’oru» per i significati che i nostri pescatori attribuivano a queste due festività così vicine; San Biagio infatti ricorre il 4 di febbraio.
Per la Candelora c’era l’usanza di andare in chiesa ed assistere alla funzione della benedizione delle candele, queste poi venivano conservate gelosamente in casa perché, dopo la benedizione, acquistavano il potere di guarire gola e malanni vari.
Quando c’era una parte dolorante del corpo bastava prendere un mozzicone di candela e metterlo, acceso, sopra la parte e si recitavano alcune preghiere. Il malanno scompariva.
Quando scoppiavano le «tresse» per cui la vita dei peccatori correva, in mare, grandi pericoli, dall’armadio si tiravano fuori le candele benedette e si accendevano per chiedere la grazia del ritorno a terra.
Il giorno della candelora era anche considerato come l’ultimo dell’inverno; infatti un detto popolare recitava così:
«Candelora, candelora,
dell’inverno semufora
ma se pioe e tira ventu
dell’invernu semu drentu...
se ce nengue e se ce pioe
ce ne avremu quarantanoe
se ce da sole solellu
c’è quaranta dì d'inverno».