Improvvisamente il giorno 1 marzo 2014, Biagetti Gaspare (per tutti Gasperì), al termine di una lunga malattia che giorno dopo giorno lo ha privato di quell’antica energia attraverso la quale sapeva trasmettere entusiasmo, ci ha lasciato. Sono stati duri, molto duri questi giorni di malattia, per un uomo abituato ad essere sempre attivo, a stare con i ragazzi, a sentire il piacere della vita.
Caro Gasperì,
la mente corre indietro nel tempo ripercorrendo come un replay, situazioni vissute.
Ritorna ai giochi da ragazzi fatti a branco quando in
strada non c’erano le auto; oppure alle sfide “giò la marina” su quel tratto di spiaggia di Sammarì che era la tua preferita.
Ritorna, la mente, ai tornei di calcio dai “frati” quando, nonostante la tua mole, ti muovevi con una agilità da “zigula” e ti facevi temere quando
con le mani battevi i falli laterali capaci di arrivare fin sotto il portiere.
Ritorna alle prime gare di atletica quando, così grande e robusto, partecipavi al lancio del peso e del disco.
Eppoi alla tua grande passione la “Pallacanestro” vissuta da protagonista, prima da giocatore proprio negli anni in cui, sempre
dai “frati”, il basket faceva i primi passi proponendosi all’attenzione dei giovani del Porto, quindi come dirigente e allenatore, ruoli
nei quali hai trasferito una passione senza pari, ricolma di umanità, di capacità di dialogo sapendo sempre interpretare gli stati d’animo
dei tuoi atleti e delle tue atlete
Ritorna, la mente, alla tua lealtà, al senso di generosità che sempre caratterizzava i tuoi rapporti di amicizia nei quali ridondavi per genuinità.
E per quanti hanno condiviso con te anche il tempo oltre lo sport, la mente ritorna, alle sere d’estate fatte di lunghi dialoghi notturni
sul lungomare che, non di rado, si interrompevano a notte fonda, condividendo fatti della vita, immaginando progetti, studiando
iniziative.
Ritorna agli incontri, alle giornate trascorse insieme, alle gite, ai momenti di grande spensieratezza, quando il tempo di
gioventù faceva sentire forte il piacere della vita.
Quanti racconti e quante confidenze in quella piccola Fiat 500 dentro la quale ci si rifugiava quando il tempo non era “tanto alla quale” e,
nonostante il poco spazio, non ci sembrava affatto di strare stretti.
Caro Amico, sono stati duri questi ultimi giorni sempre a lottare con la malattia. Il tempo con i suoi ritmi, le sue frenesie, la sua velocità, ci ha distratti e portato altrove ed oggi, che il tuo filo con la vita si è interrotto, ci accorgiamo di quanta traccia hai lasciato in noi di quanto Il tuo passaggio non ci è stato indifferente.
Addio caro Amico Gasperì!