Tra tutti i commenti alla trionfale vittoria di Matteo Renzi, il più significativo ci è parso quello contenuto nell’editoriale del direttore della Stampa
di martedì 10 dicembre. Mario Calabresi, infatti, esprime con ostentata soddisfazione l’interpretazione che le classi dirigenti italiane danno della elezione
del nuovo segretario del PD.: “Gli Anni Settanta sono finiti domenica sera, sono stati archiviati dal maggiore partito della sinistra italiana e dai suoi elettori.
La notizia è significativa perché solo lì poteva accadere, come solo lì potranno essere ridisegnati i rapporti tra la politica e il sindacato in Italia.”
Il messaggio è molto chiaro: Renzi deve rappresentare la definitiva cancellazione di quella stagione di conflitti sociali e allargamento dei diritti che fu,
con tutte le sue contraddizioni, gli anni Settanta (ma anche il 68-69).
La sua missione è quella di eliminare finalmente l’ultima anomalia che ostacola
la piena normalizzazione dell’Italia: l’esistenza di un sindacato che continua a rappresentare l’idea di una società che promuove la giustizia sociale e l’eguaglianza.
Poi si penserà anche alla scuola, università, Costituzione, mondo del lavoro...
Sul piano politico questo disegno è stato ampiamente favorito dal suicidio dei partiti di sinistra. L’elezione di Renzi ne è il compimento, perché elimina
l’ultimo residuo, vero o presunto tale, dell’anomalia comunista (e Calabresi non riesce a nascondere la soddisfazione per il fatto che ciò sia avvenuto per mano
dello stesso, presunto, popolo comunista: “penso che sia notevole che una tradizione formatasi in quel tempo sia stata superata con il voto determinante
di cittadini la cui età anagrafica, provenienza sociale e geografica parlava invece proprio quella lingua“: un vero capolavoro!).
Ora si tratta di “asfaltare” il sindacato!
Che questo discorso venga fatto sul quotidiano della Fiat di Marchionne ci provoca un brivido di piacere terzinternazionalista!
Ci si potrebbe, infine, chiedere se siano proprio queste le intenzioni di tutti quelli che domenica scorsa hanno votato per il sindaco di Firenze,
ma a questo punto sarebbe veramente una domanda oziosa.
Del Renzi non vale la pena di parlare: ci è bastato ascoltare quello che ha detto ai suoi fans pochi giorni fa a Roma: “Per farvi capire cosa intendo per partito, vi faccio vedere lo spot pubblicitario di una birra, che dedico come OMAGGIO POSTUMO AL POVERO BERSANI”.
Ha anche dichiarato che lui non avrebbe attaccato Bersani perché “NON SI UCCIDE UN UOMO MORTO!”
Con uno che dimostra questo rancore e questo desiderio di vendetta nei confronti di un avversario già fuori dei giuochi (e che non mi risulta lo abbia irriso quando le parti erano invertite) non ci berrei nemmeno una birra.
Prosit!