Michele Serra ha scritto un articolo per criticare l’idolatria dei “mercati” e la fastidiosa esaltazione della loro infallibilità da parte di alcuni commentatori. http://triskel182.wordpress.com/2012/05/15/lamaca-del-15052012-michele-serra/ Serra rileva, tra l’altro, il carattere tutt’altro che democratico e neutrale dei mitici mercati finanziari:le loro sentenze vengono spesso presentate come manifestazioni di superiore razionalità, mentre sono in realtà espressione di interessi di particolari di una minoranza, che impone la sua volontà stravolgendo le basi stesse della democrazia.
Serra ha ragione. Vorrei però aggiungere – ad adiuvandum - un paio di considerazioni.
1. Che anche le scelte economiche (e non solo quelle” politiche”) dei mercati siano tutt’altro che infallibili applicazioni della superiore razionalità
della finanza è ampiamente dimostrato dall’esperienza: negli ultimi venti anni le crisi si sono moltiplicate in tutto il mondo a ritmi crescenti fino al
disastro attuale. La gigantesca distruzione in atto di ricchezza, vita, e ambiente è la più chiara smentita della assurda dottrina secondo cui il mercato
sarebbe in grado spontaneamente di garantire l’impiego più razionale dei capitali.
2. La suprema irrazionalità dei mercati finanziari è documentata inoltre dalla logica che li guida a privilegiare investimenti che garantiscano rendimenti in tempi immediati. Questo fa si che il calcolo dei vantaggi e degli svantaggi di una certa operazione non superi mai un arco temporale minimo. La capacità di previsione dei mercati è dunque pari a zero. Neppure un bambino goloso di fronte ad un barattolo di nutella sarebbe altrettanto ottuso e cieco di fronte al suo autentico interesse di quanto sanno essere gli speculatori. Le recenti perdite miliardarie di Jp Morgan dimostrano quanto siano ossessivi nella loro idiozia.
3. Oltre un terzo delle transazioni finanziarie vengono gestite interamente dai computer grazie alla tecnologia del “commercio automatizzato ad alta frequenza” che si basa sulla rilevazione di opportunità di profitto valutate in millesimi di secondo. Ciò, naturalmente, contribuisce a creare o rafforzare correnti “rialziste” o “ribassite”, che possono provocare disastri sociali per milioni di persone. Il tutto grazie al riflesso programmato di una macchina: ecco in che mani siamo.
«Essi fanno di tutte queste facoltà mezzi per procurasi ricchezze, nella convinzione che sia questo il fine e che a questo fine deve convergere ogni cosa.» (Aristotele, Politica, 1258 AC)