Confesso che ho provato un senso di disgusto leggendo il commento di Angelo Panebianco ai fatti di Rosarno.
Per la seconda volta in poco più di un anno, i lavoratori neri, ridotti in condizione di schiavitù nelle piantagioni calabresi, siciliane e campane,
sono stati presi a fucilate. Gli autori di questi gesti sono probabilmente esponenti della mafia calabrese che li sfrutta.
L'ultimo di questi episodi
ha provocato la rivolta degli immigrati, duramente repressa dalle forze dell'ordine. Lo Stato, però, non ha visto e non vede da anni la condizione in cui
i poteri criminali hanno ridotto questi uomini: 20 euro (di cui cinque da pagare ai sovrastanti che li fanno lavorare scegliendoli come bestie al mercato)
per 12/14 ore di lavoro nei campi. Nessun alloggio, nessun diritto, nessun rispetto.
Ma, secondo Panebianco, la colpa di questa situazione sarebbe delle maestre (quante in tutta Italia?) che non fanno il presepe in segno di rispetto verso
i bambini di altre religioni: in questo modo secondo l'articolista si lancerebbe un pericoloso messaggio: “noi siamo un popolo senza tradizioni o, se le abbiamo,
esse contano così poco ai nostri occhi che non abbiamo difficoltà a metterle da parte per rispetto delle vostre tradizioni.”
Sulle altre questioni che Panebianco indica come cause della difficile gestione del'immigrazione nel nostro paese varrà la pena tornare con più agio in
un altro commento. Ora vorrei concentrarmi sul tema dei presepi negati.
Ho parlato di disgusto, perché trovo spietato il modo con cui Panebianco strumentalizza questa tragedia per la sua meschina polemica contro i fautori di una
pratica di comprensione e accoglienza. Un atteggiamento che gronda ipocrisia e disonestà intellettuale.
Ma non è tutto: questi sedicenti liberali si stracciano le vesti se una maestra non fa il presepe, gridando al tradimento delle tradizioni cristiane,
ma non aprono bocca di fronte alla demolizione sistematica di quella stessa tradizione messa in atto dal volgare consumismo ed edonismo imperanti.
A proposito di presepi, lo spot televisivo di una rete telefonica mostra un osceno riccone che ordina ai suoi scagnozzi di cacciare il Re Magio che porta
in dono la mirra: un dono non abbastanza opulento. Lui, peraltro, nel presepe ha un posto speciale: quello del na-babbo natale! Si può immaginare un esempio
più illuminante di rovesciamento dei valori cristiani? Il ricco Epulone che si insedia vicino al bambino nella mangiatoia, e caccia tutti coloro che non
si adeguano al dominio del denaro e del potere.
Perché Panebianco non protesta contro questo vergognoso stravolgimento della tradizione cristiana? Pensa che sia meno grave e pernicioso questo messaggio, continuamente rilanciato a milioni di utenti, rispetto a qualche maestra che non fa il presepio per rispettare la sensibilità dei suoi bambini musulmani? Come pensa che interpreteranno questo messaggio gli immigrati? Crede che ci vedranno un segno di attaccamento alle tradizioni cristiane a cui Panebianco tiene tanto?
Io non sono credente. Ma francamente penso che il Cristianesimo abbia tutto da temere da certi difensori, che combattono i nemici immaginari che fanno loro comodo (i lavoratori immigrati che tollerano solo come forza lavoro) e intanto adorano Mammona!