Una lapide per il Nazario Sauro.
di Emilio Pierini - Inserito il 2 settembre 2008
C'era una volta uno stadio. Un glorioso stadio. Posizionato ad ovest della ferrovia, quasi in periferia per quella che era la struttura urbanistica di Porto Recanati di una volta. Se ne stava lì bello beato, tra le rotaie dei binari e la statale adriatica. Il tempo, inesorabile, lo aveva lentamente trasformato: giù una tribuna con il sottostante spogliatoio; via la magica erba per dar spazio ad un poco decoroso tappeto di terra battuta.
Ma tali cambiamenti non riuscivano ad affievolire il suo fascino, in gran parte dovuto alla sua straordinaria storia sportiva. Era un punto di riferimento per la Porto Recanati sportiva. Era sede e palestra di vita per tanti di noi che hanno avuto l’onore di frequentarlo con una maglia arancione addosso.
Le nostre esistenze sono state scandite da quel posto magico, prima come tifosi “sul monte” da ragazzini, poi da calciatori. .
Le nostre giornate erano scandite da una doppia attività didattica. La mattina a scuola; il pomeriggio al Nazario Sauro dove grandissimi personaggi della storia del calcio portorecanatese erano pronti a insegnare l’arte del football nel rispetto delle regole e coerentemente a comportamenti di massima correttezza.
Negli occhi di tutti noi risalta, memorabile, la processione del tifo verso il Nazario Sauro, chi a piedi, chi in bici chi con l’auto che parcheggiava lungo la ferrovia. Quel recarsi verso “el campo” aveva anch’esso un qualcosa di unico e mitico. .
Durante il ritorno dalle partite si udivano i commenti dei tifosi nostrani che rientravano presso le loro abitazioni.
Poi ad un certo punto, cambia l’urbanistica del nostro paese. Costruiscono una strada sopra elevata che collega il centro alla statale 16. Il vecchio Nazario Sauro, come impaurito, assiste alla costruzione di tale opera. La guarda, con l’aria minacciosa di chi non vuole saperne di smettere di svolgere il suo antico compito. Teme di perdere, dopo la famosa mitica tribuna, un altro pezzo fondamentale della sua storia.
E così è. Sparisce il mitico “monte” patria del tifo nostrano giovanile.
Culla di intere generazioni di under ventenni che per anni si sono recati, radiolina in mano per ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto”, a vedere le partite urlando a squarciagola “Forza Arancioni”. .
Seppur mutilato, il vecchio Nazario Sauro, assorbisce il colpo. Rialza la testa. Continua ad ospitare calcio nostrano mal sopportando quella strada che osa, dall’alto, violare il suo antico aspetto. Una sorta di oltraggio dovuto alla modernità.
Un pegno da pagare per sopravvivere. Così per anni chi proveniva dalla Statale 16 o vi si recava in uscita dal paese, poteva godersi, dall’alto di tale nuova infrastruttura, la vista del vecchio Nazario Sauro. Era lì, pieno di giovani che ci scorrazzavano sopra, a tranquillizzarti. “Sono ancora vivo a rappresentare la storia” sembrava dicesse. Il paese nel frattempo cresceva, inesorabile, intorno alle sue mura.
Gli abitanti si moltiplicavano 6mila, 8 mila, 10 mila. I frequentatori di conseguenza crescevano.
I neo frequentatori non autoctoni non erano a conoscenza della storia di quel mitico stadio.
Lo violavano senza rispetto, quasi con arroganza, inconsci del fatto che quello era un “tempio” quasi da consacrare. Il vecchio Nazario mostrava invece la sua disponibilità verso le nuove leve quasi scostandosi di dosso una onorevole storia calcistica. Era orgoglioso di tale compito. Ma non riusciva più a soddisfare le sempre più numerose richieste di frequentazione.
Tutto ad un tratto era divenuto obsoleto, inutile, non idoneo.
Lo sostituirono con una struttura nuova, molto bella, fuori dal paese. Quasi offeso ed in lacrime non potette far altro che prenderne atto.
I nostalgici però passando continuavano a vederlo. Aveva dismesso l’attività ma il suo antico orgoglio continuava a risplendere. Il sapere che lui era lì rassicurava.
Il vederlo, non curato, con l’erbaccia alta, faceva patire sensazioni di straordinaria tenerezza; veniva voglia di andare a custodirlo.
Passavano le settimane, i mesi, gli anni.
Il vecchio Nazario dimostrava i primi segni di stanchezza conscio di essere ormai un antico monumento. Come tale si riteneva inviolabile. Si aspettava magari che qualcuno andasse ad accessoriarlo con una statua, una lapide, un qualsiasi segno di devota ed infinita riconoscenza.
Niente invece. Era semplicemente ignaro della fine che lo attendeva.
Alle sue spalle, come per il perpetrarsi di un estremo tradimento, progettavano il suo atto conclusivo. Stava per diventare un parcheggio, una sterminata colata di cemento dove i turisti avrebbero potuto lasciare le loro auto.
Il vedere le ruspe scavarlo è stato come sentirsi un bisturi al cuore senza l’effetto di un anestetico.
Il passare ora da quelle parti e prendere atto che al posto delle due aree di rigore e dei dischetti del corner ci sono tracciate le linee di circa 300 posti auto che delimitano gli spazi di parcheggio è stata l’esplicazione dell’oltraggio finale.
Il vecchio Nazario non c’è più.
Onore alle sue gesta ed un grazie di cuore caro Nazario Sauro. Chi ha avuto la fortuna di frequentarti ti porterà sempre con sé nel suo cuore. Perché una colata di cemento non può demolire i sogni.
Perché la storia, nonostante tutto, non potrà mai cancellarti.
Hai visto mai che qualcuno legge il mio scritto e decide di dedicarti una lapide postuma ?
Ma tali cambiamenti non riuscivano ad affievolire il suo fascino, in gran parte dovuto alla sua straordinaria storia sportiva. Era un punto di riferimento per la Porto Recanati sportiva. Era sede e palestra di vita per tanti di noi che hanno avuto l’onore di frequentarlo con una maglia arancione addosso.
Le nostre esistenze sono state scandite da quel posto magico, prima come tifosi “sul monte” da ragazzini, poi da calciatori. .
Le nostre giornate erano scandite da una doppia attività didattica. La mattina a scuola; il pomeriggio al Nazario Sauro dove grandissimi personaggi della storia del calcio portorecanatese erano pronti a insegnare l’arte del football nel rispetto delle regole e coerentemente a comportamenti di massima correttezza.
Negli occhi di tutti noi risalta, memorabile, la processione del tifo verso il Nazario Sauro, chi a piedi, chi in bici chi con l’auto che parcheggiava lungo la ferrovia. Quel recarsi verso “el campo” aveva anch’esso un qualcosa di unico e mitico. .
Durante il ritorno dalle partite si udivano i commenti dei tifosi nostrani che rientravano presso le loro abitazioni.
Poi ad un certo punto, cambia l’urbanistica del nostro paese. Costruiscono una strada sopra elevata che collega il centro alla statale 16. Il vecchio Nazario Sauro, come impaurito, assiste alla costruzione di tale opera. La guarda, con l’aria minacciosa di chi non vuole saperne di smettere di svolgere il suo antico compito. Teme di perdere, dopo la famosa mitica tribuna, un altro pezzo fondamentale della sua storia.
E così è. Sparisce il mitico “monte” patria del tifo nostrano giovanile.
Culla di intere generazioni di under ventenni che per anni si sono recati, radiolina in mano per ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto”, a vedere le partite urlando a squarciagola “Forza Arancioni”. .
Seppur mutilato, il vecchio Nazario Sauro, assorbisce il colpo. Rialza la testa. Continua ad ospitare calcio nostrano mal sopportando quella strada che osa, dall’alto, violare il suo antico aspetto. Una sorta di oltraggio dovuto alla modernità.
Un pegno da pagare per sopravvivere. Così per anni chi proveniva dalla Statale 16 o vi si recava in uscita dal paese, poteva godersi, dall’alto di tale nuova infrastruttura, la vista del vecchio Nazario Sauro. Era lì, pieno di giovani che ci scorrazzavano sopra, a tranquillizzarti. “Sono ancora vivo a rappresentare la storia” sembrava dicesse. Il paese nel frattempo cresceva, inesorabile, intorno alle sue mura.
Gli abitanti si moltiplicavano 6mila, 8 mila, 10 mila. I frequentatori di conseguenza crescevano.
I neo frequentatori non autoctoni non erano a conoscenza della storia di quel mitico stadio.
Lo violavano senza rispetto, quasi con arroganza, inconsci del fatto che quello era un “tempio” quasi da consacrare. Il vecchio Nazario mostrava invece la sua disponibilità verso le nuove leve quasi scostandosi di dosso una onorevole storia calcistica. Era orgoglioso di tale compito. Ma non riusciva più a soddisfare le sempre più numerose richieste di frequentazione.
Tutto ad un tratto era divenuto obsoleto, inutile, non idoneo.
Lo sostituirono con una struttura nuova, molto bella, fuori dal paese. Quasi offeso ed in lacrime non potette far altro che prenderne atto.
I nostalgici però passando continuavano a vederlo. Aveva dismesso l’attività ma il suo antico orgoglio continuava a risplendere. Il sapere che lui era lì rassicurava.
Il vederlo, non curato, con l’erbaccia alta, faceva patire sensazioni di straordinaria tenerezza; veniva voglia di andare a custodirlo.
Passavano le settimane, i mesi, gli anni.
Il vecchio Nazario dimostrava i primi segni di stanchezza conscio di essere ormai un antico monumento. Come tale si riteneva inviolabile. Si aspettava magari che qualcuno andasse ad accessoriarlo con una statua, una lapide, un qualsiasi segno di devota ed infinita riconoscenza.
Niente invece. Era semplicemente ignaro della fine che lo attendeva.
Alle sue spalle, come per il perpetrarsi di un estremo tradimento, progettavano il suo atto conclusivo. Stava per diventare un parcheggio, una sterminata colata di cemento dove i turisti avrebbero potuto lasciare le loro auto.
Il vedere le ruspe scavarlo è stato come sentirsi un bisturi al cuore senza l’effetto di un anestetico.
Il passare ora da quelle parti e prendere atto che al posto delle due aree di rigore e dei dischetti del corner ci sono tracciate le linee di circa 300 posti auto che delimitano gli spazi di parcheggio è stata l’esplicazione dell’oltraggio finale.
Il vecchio Nazario non c’è più.
Onore alle sue gesta ed un grazie di cuore caro Nazario Sauro. Chi ha avuto la fortuna di frequentarti ti porterà sempre con sé nel suo cuore. Perché una colata di cemento non può demolire i sogni.
Perché la storia, nonostante tutto, non potrà mai cancellarti.
Hai visto mai che qualcuno legge il mio scritto e decide di dedicarti una lapide postuma ?
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