Primi anni 70 del Novecento Volto espressivo solcato da rughe profonde; classico berretto di lana indossato un pò di lato
a mò di basco; immancabile sigaretta rigorosamente senza filtro appena accesa e da poco aspirata in bocca, caraffa di vino da un quarto di litro
da poco versato sul tipico bicchiere da cantina, cosi Ferruccio Mancinelli è solito trascorre una parte del pomeriggio nella
cantina di "Nuna" la più vicina alla sua abitazione. Anche se diminuite di numero rispetto al passato, sono ancora diverse le “cantine”
che popolano il territorio comunale. Sono frequentate esclusivamente da maschi, in prevalenza pescatori, che solitamente si ritrovano in cantina
nel tardo pomeriggio per consumare la “mbrenna” (una specie di merenda molto parca) accompagnata da vino sfuso, non di qualità, servito su
contenitori di vetro da litro, mezzo litro (fojetta) o da ¼ di litro (quartino).
Ferruccio abita in Via San Giovanni Bosco, a pochi passi dal lungomare. E' uno degli ultimi "sciabbegotti" rimasti capace di
adattarsi alle diverse necessità del lavoro di mare. Personaggio umile, è molto noto alla gente del Porto per una sua particolare caratteristica.
Dopo ogni mareggiata, immancabilmente, Ferruccio percorre a piedi la battigia per tutta la sua lunghezza, dalla foce del fiume Potenza fino a Scossicci,
in cerca dei "doni" che il mare ritorna alla riva dopo averli conservati lungamente sui suoi fondali. In tutto il paese Mancinelli Ferruccio - che all'anagrafe comunale
risulta iscritto con il nome di Emilio - è meglio conosciuto con il soprannome di "Didò" e da tutti è considerato l'ultimo, romantico, cercatore d'oro.