Le tragiche giornate del 46.
A SESSANT’ANNI DELLA TRAGEDIA DI SANTA ROSA IN CUI 7 PORTORECANTESI SCOMPARIRONO SUL LAVORO
In occasione del 60mo anniversario della “tragedia di Santa Rosa”, la piú terribile sciagura in mare mai accaduta nella storia di Mar del Plata, l’Unione Regionale Marchigiana,
ha reso omaggio ai sette marinai portorecanatesi caduti sul lavoro in quell’improvviso e luttuoso avvenimento di fine agosto del ’46. Il 2 di settembre p.v. alle ore 10.30 é prevista la scoperta di una targa
ricordo in loro memoria in Piazza del Pescatore, nei pressi del porto.
Sono stati invitati a partecipare della cerimonia, le autoritá comunali e consolari, i parenti degli pescatori scomparsi nonché la comunitá italiana e marchigiana, in particolare i portorecantesi che in gran
numero risiedono nella cittá.
ra il 30 agosto 1946, festivitá di Santa Rosa.
Finito lo sciopero che per piú di tre settimane aveva bloccato tutta l’attivitá peschereccia a Mar del Plata, c’era forte necessitá di andare
in mare a prendere del pesce per procurarsi di che vivere. In quella giornata, serena ma con un clima rigido, e senza alcun indizio di
tempesta, 35 imbarcazioni si sono lanciate alla cattura in modo preminente dello squalo, varietá allora molto ricercata per la
lavorazione dell’olio di fegato che si esportava sopratutto negli Stati Uniti, in particolare ai tempi della Grande Guerra.
Ma per riuscire a trovare quella sorta di pesce nelle sponde marplatensi, occorreva navigare in oceano per molte ore
verso sud, con delle fragili navicelle di legno di quel tempo. Quindi lo sforzo era immane e i rischi dell’operazione aumentavano
pericolosamente. Tuttavia i marinai marplatensi da sempre erano abituati ad affrontare questo tipo di sfida con grande determinazione e coraggio.
Purtroppo in quelle travagliate giornate la furia del mare aveva soggiogato molti di loro.
In effetti, la stampa dell’epoca narra che alle 8 della mattina del 31 agosto, si scatenó all’improviso una violenta
perturbazione atmosferica con pioggia e vento di fortissima intensitá che colpiva la zona costiera marplatense e non solo.
Verso mezzogiorno i venti da uragano provocavano onde alte fino ad otto metri.
Nel corso di tutto il pomeriggio e con grande difficoltá cominciavano a rientrare in porto alcune imbarcazioni con gli scafi spezzati dall’estrema violenza della burrasca mentre tra le
famiglie degli equipaggi, che attendevano giorno dopo giorno il rientro dei propri cari, incominciava a crescere angoscia e paura.
Infine dopo una settimana di intense ma vane ricerche, nel corso delle quali si era riusciti a recuperare alcune salme restituite dal mare insieme a qualche
relitto, diventò palese la sconvolgente dimensione della sciagura: una barca affondata, di altre quattro non si è avuta notizia alcuna, molte irrimediabilmente danneggiate.
Cinque furono i corpi ritrovati, 26 i marinai scomparsi, 8 i superstiti, numerose le famiglie distrutte dal dolore in particolare quelle dei componenti del equipaggio del
‘Pumara’,
tutti nativi di Porto Recanati: Antonio Bugiolacchi, Luigi Caporaletti, Luigi Nocelli di Giovanni, Luigi Nocelli di Biagio, Emilio Scalabroni, Giovanni Scalabroni e Luigi Valentini unica salma recuperata.
La triste notizia del naufragio dell’imbarcazione “Pumara” colpi duramente gli abitanti dell’allora piccolo villaggio portorecanatese dove furono
unanimi il cordoglio e le attestazioni di soliedaritá, in particolare verso i parenti delle vittime.
I sette sfortunati connazionali erano emigrati da Porto Recanati in terra Argentina perché spinti dalla mancanza di lavoro e dalla povertá e da qui contribuivano anche al sostentamento delle
proprie famiglie di origine, inviando parte dei loro guadagni.
Dentro di loro forte era la speranza di fa ritorno al paese appena fatta un pò di fortuna.
Ma il destino purtroppo aveva riservato altra sorte per questi eroi caduti sul lavoro altrove, nell’immensitá del mare, lontano dagli occhi, lontano dal cuore.