di Giattini Alberto

Gli emigranti

Dicevamo che non è facile avere un quadro esauriente del flusso migratorio verso il Nord America, il mezzo attualmente più esauriente e sicuro è il sito di Ellis Island, associato alle frammentate notizie raccolte da alcuni parenti di nostri concittadini emigrati, essendo scomparsi tutti i protagonisti dei viaggi transoceanici.
Il primo ritrovato tra i documenti ufficiali è Nazzareno Perna, sbarcato ai piedi della Statua della Libertà il 26 Novembre 1898 a 17 anni, viaggiò con la Spartan Prince. Il registro dove venivano rigorosamente annotati i dati principali dei passeggeri riporta la data di partenza 5 Novembre 1898, 21 giorni di viaggio verso la speranza. Nazzareno viaggiava con un altro portorecanatese, Giuseppe Capannari di 26 anni. Entrambi erano attesi dal fratello di Giuseppe, Paolo. Dal registro, scritto a mano e riprodotto su Internet, sembrerebbe che i Capannari fossero cugini di Nazzareno.
Nel 1898 per ogni immigrato si annotavano: età (anni e mesi), sesso, stato di famiglia, ultima occupazione, capacità di leggere/scrivere, nazionalità, ultima residenza, destinazione finale in America, chi aveva pagato il biglietto del viaggio, se erano mai stati negli Stati Uniti ed eventualmente dove, se andavano a raggiungere un parente ed eventualmente chi e dove, se erano poligami, le condizioni di salute mentali e fisiche, se avevano deformità o disabilità ed eventualmente di che natura. Il tutto certificato da un medico di bordo o del porto di sbarco. Nazzareno Perna ad un certo punto non diede più notizie, per cui il fratello Giovanni decise di partire a cercarlo. Si imbarcò a Genova il 20 Gennaio 1921, sbarcò a New York il 3 Febbraio.
A distanza di 23 anni l'avanzamento tecnologico si evidenziava non solo attraverso i 7 giorni in meno di navigazione ma anche attraverso i registri del porto di New York che erano dattiloscritti.

Giovanni era in buona compagnia, in quanto con lui c'era una (quasi) intera famiglia, i Montali, vale a dire Maria, Giuseppina e Lena rispettivamente di 9, 4 e 3 anni con la mamma Anna Corsi di 34 che andavano a ricongiungersi con il capo famiglia Antonio che manco a dirlo viveva a Plymouth. Con loro c'era anche tale Giuseppe Paoletti di Loreto che andava anche lui a raggiungere Antonio Montali a Plymouth, definito nella registrazione come amico. La nave era la Giuseppe Verdi.
Un Paoletti, di nome Augusto, risulta sui resti del Registro Comunale delle Emigrazioni. Registrato il 14 Maggio del 1900 si recò a Plymouth. Aveva 27 anni, di professione "campagnolo". Non trova però riscontro sui registri di Ellis Island. Non è l'unico, mancano anche altri portorecanatesi emigrati negli States, probabilmente alcuni registri o pagine di essi sono andati persi.
Giovanni Perna, comunque non riuscì a trovare il fratello e rimase in America circa 13 anni, poi in non perfetto stato di salute tornò in Italia aiutato da un concittadino, il già citato Paolo Cingolani.
Proseguendo la ricerca si ritrova un cognome abbastanza conosciuto a Porto Recanati, Capozucca. Nazzareno, di professione agricoltore, partì nel 1913 a 23 anni, arrivò a New York il 21 Maggio ed era diretto a Plymouth dove lo aspettava il padre Giuseppe.

Tutt'oggi a Plymouth vive tale Richard Capozucca suo probabile discendente. Il già citato Paolo Cingolani, nel 1921 ricevette suo fratello Enrico, sua cognata Elisa Caminetti in stato di gravidanza, sua mamma Maria Damiani ed una amica di famiglia Clementina Schiavi di 19 anni che andava a sposarsi per procura in America.
Enrico aveva 23 anni, Elisa 25 e Maria 59. Si narrava che per quasi tutta la durata del viaggio Maria, donna precisissima, passò il tempo a "ripulire" la testa di Clementina con l'apposito pettinino, recriminando sulla sua sciaguratezza nel presentarsi al promesso sposo con i pidocchi.
Il primo settembre arrivarono al porto di New York, Paolo era ad aspettarli sulla banchina. Maria nel rivedere il figlio, dopo giorni di alimentazione effettuata con cibi conservati (con i metodi del tempo) urlò convinta: "O Paulì e troeme dò brance de 'nsalata, me languisciu...", Paolo rispose altrettanto convinto:"Adè ma, se spettate un mumento ve le ago a 'rcoje".
Nel porto di New York sarebbe stata dura trovare dell'insalata da raccogliere. Anche allora il primo impatto con la nazione americana fu di tipo alimentare.
Paolo che viveva a Plymouth da 10 anni non aveva problema con la lingua, così spiegò alla cognata Elisa, che voleva rendersi utile, come doveva chiedere in inglese del caffè da acquistare per casa. Nel tragitto da casa al negozio Elisa non fece altro che ripetere quella frase per lei nuova.
Arrivata al negozio ripetè diligentemente la frase appresa poc'anzi, ma il povero droghiere quando chiese se il caffè lo voleva in grani o macinato la vide prima ammutolita e quindi ritornare sui suoi passi, incapace di capire la domanda e quindi di rispondere.
Nel febbraio del '22 Elisa diede alla luce Teresa, unica figlia.
Al primo inverno, Teresa rischiò di morire assiderata, il Massachusetts ha un clima molto rigido e molto nevoso, i riscaldamenti domestici nel 1923, anche se in America, non erano come quelli odierni. La salvò un medico chiamato a casa da Paolo (che ospitava l'intera famiglia del fratello) che infischiandosene delle severissime leggi di allora sul proibizionismo, trovò del whisky e ne somministrò un mezzo cucchiaino a Teresa che si riscaldò immediatamente.
Vivevano al numero 15 di Howland Street a Plymouth.
La casa ancora oggi è in piedi e fino a pochi mesi fa era occupata dalla nipote di Paolo, Daria e suo marito Ray. Daria purtroppo non è più a causa del cancro.
Nel ristrutturare la casa che riscattò dagli zii circa 6 anni fa, trovò tra le travi del soffitto (le case nei piccoli centri in America sono quasi tutte in legno) una bottiglia di vino. L'aveva portata Enrico al fratello Paolo dall'Italia, ma per le leggi sul proibizionismo dovettero nasconderla. Enrico tornò in Italia con la sua famiglia nel 1924 per il riacutizzarsi della tubercolosi contratta in trincea nella Prima Guerra Mondiale, il clima rigido del Massachusetts non faceva per lui. Ripartito lui, abrogata la legge sul proibizionismo, la bottiglia fu sicuramente dimenticata.

Paolo Cingolani morì a Plymouth nel 1992 alla veneranda età di quasi 98 anni; chi scrive,oltre alla parentela, ebbe la fortuna di conoscerlo e di incontrarlo più volte. L'ultima due mesi prima di morire nella casa di riposo di Plymouth, in occasione del viaggio di nozze, quando emozionatissimo gli dissi: "Zio al tuo centesimo compleanno torneremo, per farci una foto insieme" e lui lucidissimo, con il suo solito spirito:" Me sa che la foto me la farai al cimitero". Nel salutarlo trattene! le lacrime a fatica quando alternando frasi in italiano a frasi in inglese mi disse: "Come to me every day (vieni a trovarmi tutti i giorni)".
Eravamo in partenza per il New Hampshire a trovare uno dei suoi figli, William. Dio sa, se sarei andato a trovarlo tutti giorni.

Dei suoi 5 figli soltanto due gli diedero dei nipoti. Purtroppo dei tre nipoti che ebbe, soltanto uno è in vita, Mark di 42 anni che a sua volta ha avuto tre figlie. I figli di Paolo diedero grosse soddisfazioni al padre (la madre morì giovane, suicida in preda ad una grave crisi depressiva) due si laurearono in medicina, una insegnante, uno ereditò il negozio di scarpe del padre ed un altro diventò prima preside del Plymouth High Scool poi Provveditore agli Studi nella contea di Plymouth.
Appassionatissimo di sport, l'11 Marzo del 2002 fu insignito dello Sherman A. Kinney Award, premio riservato agli organizzatori di sport nel Massachusetts, assegnato dal MIAA (Massachusetts Interscholastic Athletic Association) che gestisce l'attività sportiva di 356 scuole superiori in 33 sport con la motivazione: "Pochi hanno mostrato un maggiore devozione al basket nelle Massachusetts High Schools"

Un'altra famiglia che ha piantato le radici nel Massachusetts le cui discendenze vivono e lavorano in maniera operosa è quella degli eredi di Giuseppe Mordini, emigrato il 19 Agosto1920 e arrivato ad Ellis Island il 3 Settembre 1920 per poi dirigersi a Plymouth.
Ad aspettarlo c'era Paolo Cingolani, allora definito amico sul registro, diventati poi cognati, avendo sposato due sorelle. Da Giuseppe è nato Joe Mordini, che ha avviato una originale (per gli americani) impresa edile che progetta e costruisce villette parte in legno (come la maggior parte delle case singole) e parte in muratura che è la vera novità, dando un tono di lusso (sempre per gli americani) all'abitazione.
Joe si è ritirato da tempo dall'attività lavorativa, a 70 anni si gode la sua casa in Florida dove va a svernare, in barba al freddo clima del Massachusetts, ha lasciato l'azienda in mano a due dei suoi tre figli mentre un'altra è insegnante elementare.
La famiglia Pierini, invece partì al completo il 19 Febbraio del 1924. Fu registrata come originaria di Macerata, ma da fonti più che attendibili possiamo dire che erano portorecanatesi puri.
Era composta da Giuseppe 41 anni, Monaldi Pasqualina 41, Pierini Primo 18, Teresa 15, Elvira 11. Arrivarono il 2 Marzo. Non fecero molta strada, almeno all'inizio, in quanto rimasero a New York per l'esattezza a Coney Island dove avevano già dei parenti ad aspettarli. Avviarono un emporio.

Questa è l'ultima famiglia di cui si ha notizia, che ha affrontato la dura scelta dell'emigrazione verso il Nord America. Non sappiamo se siano stati veramente gli ultimi, come non sappiamo quasi niente di molti altri, in quanto quelli che abbiamo trovato avevano quasi tutti dei parenti ad aspettarli che avevano affrontato il viaggio.
Quello che vale la pena di dire è che è un peccato "dimenticare" tanti nostri concittadini, o meglio figli e nipoti dei nostri concittadini solo per un problema linguistico, che riguarda oltre modo la lingua più studiata nelle scuole e la più parlata al mondo. Con i mezzi di comunicazione di oggi è uno scherzo sia rintracciare che comunicare con le persone.


Il fenomeno dell'emigrazione nelle Marche. - di Alberto Giattini