Anno 1965 ? "Ragà, 'Ndamu a giugà a pallò?" Per molti anni questa frase è stata pronunciata dai ragazzi
portorecanatesi, spesso anche oltre il desiderio puro e semplice di fare una partita di "pallone". Giocare a
pallone era momento di incontro e di scontro, piacere di stare insieme, di sfottersi, di divertirsi, di dare
libero sfogo all'esubero di energia tipico dell'età giovanile.
Si giocava ovunque vi fosse uno spazio libero: per strada, nei vicoli, sulla spiaggia, nei campetti di
periferia dominati dalla sterpaglia, dai "frati". (come veniva allora definito l'oratorio salesiano)
Ogni volta la composizione delle squadre era diversa così come pure i ruoli ricoperti, una volta difensori,
un'altra attaccanti, qualche volta mediani.
Soltanto i portieri restavano gli stessi. Bastava indossare una maglietta qualunque e solo nei tornei ufficiali, quelli estivi della "gazzosa" o della "
'nguria" oppure quelli tra quartieri, le magliette diventano importanti.Qualche volta si giocava in trasferta come avveniva, ad esempio, negli incontri che
si tenevano presso il campetto della Chiesa di Chiarino.
In quelle occasioni a qualcuno spettava il compito di allenatore.
Era difficile allora, se non impossibile, non sentirsicoinvolti dal "richiamo del pallone"