Via San Giovanni Bosco - Ottobre 1980 C'è stato un tempo in cui, transitando per le vie o i vicoli del paese, si veniva raggiunti dal forte
profumo dell'orzo tostato. Per molti anni le donne del Porto usavano infatti effettuare in proprio la tostatura dell'orzo da consumare in casa il mattino
per colazione, oppure la sera dopo la cena, facendolo bollire sulle "cuccume" di alluminio (la cuccuma del caffè).
La tostatura rappresentava un vero e proprio rito che avveniva sempre all'aperto, con gli strumenti necessari sistemati sul marciapiede o direttamente
sulla strada. Per tostare l'orzo si utilizzava il "bruschì", strumento in metallo composto da un bracere poggiante su piedi, all'interno del quale veniva
accesa la carbonella. (oppure il carbone)
Sopra il bracere, posizionato su un castelletto, sempre metallico e di forma rettangolare, girava un tamburo munito di manico ad una estremità.
All'interno del tamburo, che era sempre di colore nero, veniva alloggiato l'orzo da tostare.
Il lavoro di tostatura comportava tempo e pazienza. Il giro lento della mano sul "bruschì", veniva di tanto in tanto intervallato con una
scuotitura del suo contenuto. Gesti che si replicavano a memoria tra una chiacchiera e l'altra facendo attenzione a che il fuoco restasse sempre
acceso alimentandolo di tanto in tanto con una ventola fatta di penne di gallina tenute insieme da listelli di legno sormontati da un improvvisato manico.
Tra una tostatura e l'altra, l'orzo abbrustolito veniva riposto dentro la cartapaglia (la carta oliata) ben chiuso in modo che non perdesse l'aroma.