Estate 1950. Aria austera; baffo abbondante reso grigio dall'età; maglia di lana con manica lunga nonostante la calda giornata estiva,
perchè, secondo una credenza in voga al Porto, «'ndu nun passa el freddu, nun passa mancu el caldu»; larga fascia di cotone girata intorno alla vita, come usa
tra la gente di mare, che fa anche da cintura al largo pantalone che, nella parte bassa, termina con i classici risvolti; fazzoletto alla garibaldina avvolto intorno al collo.
Così Giri Fortunato si concede alla foto di famiglia che lo ritrae con i nipoti: Fortunato (Natello), Luigi, Marina, Fiorella, Luciana, Pasqualina, seduti sul «moscone» proprio a ridosso della battigia.
Sono i figli di Antonio, suo figlio, a tutti noto come «'Ntò Longo» e di Fortunata Grilli presente nella foto, sorridente e con il
classico abito scuro indossato dalle donne del Porto.
Fortunato è titolare di un balneare situato proprio al centro del paese, dove la spiaggia è ancora lunghissima e la sabbia prevalentemente fine,
vicinissimo alla Chiesa dei Salesiani e al mercato delle erbe. (oggi Balnerare Marinello)
I nomi dei nipoti raccontano come ancora al Porto venga rispettata, nella genia di famiglia, la tradizione che vuole tramandare il ricordo degli avi assegnando ai figli il nome che è stato dei nonni o delle nonne. Il paese, dopo i tormenti del periodo bellico, è alla ricerca di stabilità economica e di vita serena. Sono in piena attività tre stabilimenti industriali: Cementificio Scarfiotti, Montecatini-Edison e Cantiere Navale Gardano-Giampieri capaci di garantire reddito a un buon numero di famiglie. L'indice di natalità è alto e sono numerose le famiglie con più di tre figli, in particolare nei ceti meno abbienti e anche per questo si emigra ancora, soprattutto nei vicini paesi d'Europa: Francia, Germania, Belgio. Il turismo è ancora tutto da progettare.