Quartiere Castennou, anni 70 del 900.
Quella di cuocere il pesce arrosto in strada o comunque all'aperto, in una zona vicina alla propria abitazione, è una consolidata
abitudine praticata frequentemente, dalla gente del Porto. Non si tratta di mera esibizione, bensì di un vero e proprio rito celebrato
dentro le vie del paese nelle ore prossime al pranzo o alla cena.
Un bracere di forma rettangolare con quattro piedi di metallo che fungono da rialzo,
viene posizionato sul marciapiedi o immediatamente a ridosso dello stesso, vicino alla sede stradale.
Dentro al bracere viene accesa della carbonella il cui fuoco è alimentato, alla bisogna, da una sventola (ventola)
con manico di legno e piume di gallina nella parte terminale.
Sopra il fornello la graticola che tiene serrato al suo interno pesce di vario tipo.
Quando si celebra, questo rito non passa mai inosservato, perchè le vie vicine al punto di cottura vengono invase dal profumo del pesce e dagli
aromi utilizzati per la sua cottura.
Caporaletti Luigi, meglio noto al Porto come Giggio Sciai, ha appena girato dalla parte opposta la graticola per favorire
la cottura uniforme del pesce. Si trova giò la marina vicino a un capanno che funge da riparo.
L'ora di pranzo è ormai vicina
e il volto soddisfatto di Giggio indica che la cottura sta andando a buon fine.