La traccia narrativa proposta per il concorso letterario “Premio Murè” è stata centrata in senso positivo, interpretata ed elaborata in modo personale, facendo uso di capacità creative e descrittive. È apprezzabile la correttezza della lingua italiana sia nella parte lessicale che sintattica.
Con i piedi nell'acqua e gli occhi all'orizzonte sento una leggera brezza che mi accarezza le spalle, mi sale su per la schiena e si infila fra i capelli, scombinandoli.
La linea dell'orizzonte divide il colore del mare con l'azzurro del cielo, dove tanti lucidi e bianchi gabbiani volano con le loro grandi ali, tagliando le nuvole.
Grazie alla trasparenza dell'acqua vedo la dorata sabbia che si infila tra le dita dei piedi e mi copre le caviglie.
Il mare abbraccia e accarezza gli scogli decorati di cozze e vongole, mentre il sole ormai al tramonto illumina l'acqua di un colore rosato. La schiuma bianca e soffice delle onde si posa dolcemente sul bagnasciuga
e sugli scogli, dove i granchi si ritirano per andare a dormire.
In lontananza vedo i pescatori con le piccole barche che tirano su le reti cariche di pesce e tornano verso casa. Anche i pesciolini, che fino a poco fa mi mordicchiavano i piedi, si ritirano
nell'acqua ormai fredda. Tutti vanno via, rimango solo io, o meglio, io il mare.
"Ma che succede? Dove mi trovo?" penso guardandomi intorno e mi accorgo di essere nel mio letto in camera: era tutto un sogno, ma era
così reale che mi sembra ancora di sentire il profumo del mare e il verso dei gabbiani.
Ora però è giunto il momento di viverlo veramente, prendo il mio asciugamano e mi incammino verso la spiaggia, alla ricerca delle sensazioni provate nel sogno e ritrovo
tutto come l’ho lasciato nella testa, i pesciolini che mi circondano le caviglie, le onde che si infrangono sul bagnasciuga e i gabbiani che si appoggiano sugli scogli
godendosi il sole caldo.
Improvvisamente sento delle persone gridare sulla spiaggia “Ehi guardate! Laggiù Laggiù! È bellissimo, guardate!”, allora cerco di volgere lo sguardo là dove le dita
di queste persone indicano al largo, oltre le boe ed è in quel momento che lo stupore mi coglie lasciandomi a bocca aperta: sono delfìni e stanno saltando proprio
davanti i nostri occhi.
Sembra che giochino mentre nuotano, si alternano mostrando le loro pinne ed è uno spettacolo che non avrei mai immaginato.
Avevo già visto dei delfini da piccolo, quando mamma e papà mi portarono all’acquario, ma vederli liberi nella natura è un’emozione così forte che mi fa battere
il cuore come non mai.
Vorrei essere lì con loro, ma io sono un bambino, non un pesce o un gabbiano e mi accontento di ammirarli dalla spiaggia, dopo tutto mi è bastato vederli per essere felice.
Il mare non smette mai di emozionarmi.