Gli ostacoli ci insegnano a combattere
di Alessandro Dardes- classe 5/E - (Sez. A)


RACCONTO PREMIATO con la seguente motivazione:
La traccia proposta è stata sviluppata con coerenza e coesione. Gli argomenti sono stati elaborati in modo personale e creativo. L’uso della lingua italiana è corretto sia grammaticalmente che sintatticamente, il lessico è vario e preciso.

Sembrava fermo invece metteva tutta la sua forza per risalire controvento...
Ogni essere vivente desidera essere libero, la libertà però viene vissuta da ognuno in modo diverso. La voglia di libertà aumenta più aumentano gli ostacoli e le barriere che ci sono imposte. Spesso in natura può capitare di vedere in volo uccelli che sembrano fermi, invece stanno solo lottando contro la forza del vento contrario.

Per un gabbiano ad esempio, è naturale cavalcare il vento volando nel cielo ma quando deve raggiungere un luogo con vento sfavorevole ecco che una barriera invisibile gli sbarra la strada. Anche gli ostacoli però hanno un aspetto positivo perché ci insegnano a combattere.
Ad esempio non tutti gli uccelli volano durante la notte, devono aspettare le prime luci dell’alba e aspettare aiuta la pazienza. Quando piove immagino non sia semplice volare, eppure alcuni uccelli si vedono ugualmente, sfidano la pioggia, imparano il coraggio. Il coraggio è un'azione di forza, contro le paure che vogliono ostacolare la libertà e quando si vince contro la paura si rimuove una barriera personale.

Una cosa che volevo tanto e che allo stesso tempo mi terrorizzava era saper nuotare. Arrivavo in spiaggia sempre contento, desideravo tuffarmi ma non nuotavo e restavo tutte le volte dove l’acqua era bassissima, anche con i braccioli avevo paura a staccare i piedi dal fondo. Guardavo gli altri bambini che nuotavano, cercavo di fare come loro, seguivo i consigli di mio zio Nicola ma finivo sempre come una cozza sullo scoglio attaccato a mamma o a papà. I pesci che vedevo passarmi accanto erano così liberi e sembravano felici; era tempo di avere coraggio così ho prima imparato a stare a galla fidandomi delle mani di mia mamma e poi sono stato finalmente libero di nuotare. All’inizio ho dovuto fare esercizi, pratica, e la forza di volontà mi ha aiutato a raggiungere il mio obbiettivo.

La libertà non è una cosa semplice, va sempre accompagnata da altre qualità, perché non per tutti la libertà ha la stessa forma. Per me la libertà è uscire da solo, ma non posso ancora farlo, i miei genitori pensano che io sia ancora troppo piccolo. Per altri, in questo tempo, la libertà sarebbe poter annusare aria pulita e guardare un cielo sereno, ascoltando voci di bambini che giocano senza timore dei rumori e dei dolori della guerra.
Immagino spesso i bambini come me che sono dovuti scappare dalle loro case, forse le hanno viste diventare macerie, non so se hanno avuto il tempo di capire veramente cosa accadeva attorno a loro. Credo che nella guerra per la libertà non lottano solo gli adulti ma anche i piccoli in ogni sacrificio che si trovano a dover fare. Chi scappa dalla loro terra, porta nel proprio cuore la tristezza ma anche la speranza di vivere nuovamente liberi e felici.
Concludendo penso che la libertà sia qualcosa di difficile da trovare, avere e dire, ad ostacolarla ci sono le paure, i giudizi degli altri, le prepotenze, il tempo e tanto altro ancora, ma vale la pena lottare sempre perché la libertà è essenziale per la felicità.

Nella novella del “Il gabbiano Jonathan Livingston” viene sottolineata l’importanza della libertà e della forza di volontà che serve a non arrendersi, sprona a fare sempre del proprio meglio e spinge a non conformarsi alla volontà degli altri.
Quando guardo il mare ho la sensazione di nuotarci dentro, mi perdo nelle sue meravigliose onde. Mi sento libero in una città ricoperta da un lato dall’acqua dove ho la possibilità di guardare il mare, e guardare l’infinito all’orizzonte.

Mi è capitato di osservare la vita dei pescatori e ho provato dispiacere verso di loro perché svolgono un lavoro duro, si svegliano la notte per andare a pesca; da poco ho scoperto che verso inizio del 1900 i pescatori portorecanatesi nei periodi caldi rimanevano a Porto Recanati e nei periodi invernali si spostavano in Argentina, secondo me i pescatori hanno avuto tantissima forza di volontà e sono un buon esempio da imitare.




Premio «Murè» Porto Recanati - Racconto di Alessandro Dardes.
a cura di: www.portorecanatesi.it