Manuel portava sempre con sè Argo.
di Ludovida Mandolini - classe 5/B - (Sez. A)


Erano ottantaquattro giorni oramai che non prendeva un pesce e Manuel ormai come ogni sera stava partendo con il suo peschereccio.
Nei primi quaranta giorni lo aveva accompagnato un ragazzo che dopo i giorni passati senza che prendesse neanche un pesce i genitori del ragazzo gli avevano detto che ormai era decisivamente salao e doveva smettere di seguire Manuel. Quest’ultimo aveva ereditato il peschereccio da suo padre che fin da piccolo lo aveva sempre portato con sé.

L’imbarcazione anche se piccola era ben disposta, aveva anche un piccolo frigorifero, una piccola cabina di comando e gli alloggi erano piccoli, ma con tutto il necessario. Manuel aveva la barba un po’ incolta e i capelli iniziavano a diventare sempre più grigi, che portava sempre coperti dal suo berretto verde. La sua giacca e i suoi pantaloni neri erano oramai usurati dal tempo ma continuavano a tenergli sempre il giusto calore, cosi come i suoi stivali blu che non lo abbandonavano mai. Manuel era sempre in compagnia del suo fedele cane Argo; che seguiva il suo padrone in ogni avventura. Argo era un cane abbastanza grande e giocherellone, il suo pelo era corto e marrone con una macchina bianca sul petto, i suoi occhi erano marroni color nocciola. Manuel portava con sé Argo in ogni sua uscita e si divertivano insieme come sempre avevano fatto. Lo sguardo di Manuel era spento e rivolto verso il basso, la fronte piena di rughe, gli occhi erano colmi di stanchezza, ma ancora pieno di speranza.

Argo era solito osservare il suo padrone senza perderlo mai di vista e cercando sempre di poterlo aiutare ogni volta che ne avesse avuto bisogno. Quella era una notte apparentemente tranquilla, l’acqua era scura, dava una sensazione di quiete, ma all’improvviso il mare stava iniziando a diventare sempre più mosso e con onde altissime che quasi avrebbero potuto ribaltare la piccola imbarcazione. Manuel in quel momento iniziò ad avere paura, ma in quel momento Argo si avvicinò a Manuel e con sguardo fiero riuscì a risollevare l’animo oramai perso di Manuel.
Il mare aveva assunto un colore nero, nero come la pece, buio che lasciava una sensazione di paura dentro come se fosse pronto ad inghiottirti.

Le onde iniziavano sempre più a scagliarsi con prepotenza sul piccolo peschereccio, piano piano sempre più forte. Manuel aveva paura ma in cuor suo sapeva che non poteva mollare e che avrebbe continuato a lottare con tutte le sue forze, sfidando cosi anche le onde più ostinate. Lampi e tuoni risuonavano in lontananza, che s facevano sempre più forti incutendo paura ad ogni rimbombo. Ad un certo punto le onde diventarono sempre più grandi e la paura cresceva sempre più come non mai. Lampi e tuoni si erano avvicinati e per i due amici sembrava un’avventura che questa volta forse non avrebbero potuto affrontare.

All’improvviso la tempesta iniziò a placarsi e i due amici spaventati si guardano con fare di chi ne ha vissute molte di avventure. Manuel oramai stanco decise di andarsi a riposare un po’, stanco e affranto si mise a dormire.
Argo nel frattempo si mise a scrutare il mare come il suo solito, visto che a breve sarebbe sorto il sole. Il mare si era oramai calmato e stava uscendo da quell’oscurità, dando spazio al cristallino. Il mare sembrava essere stato dipinto da un pittore, il quale ha come obbiettivo quello di rappresentare l’animo di chi lo osserva speranza di un bene che quanto più desiderato tanto più colora l’aspettativa di un timore per una mancata realizzazione.

L’ alba del nuovo giorno illuminava il piccolo peschereccio facendo risaltare tutti i segni del tempo e il pelo marrone di Argo facendolo brillare come non mai nonostante fosse tutto bagnato; i suoi occhi brillavano ogni volta che vedeva il sole, come se ogni volta fosse la prima. Manuel nel frattempo veniva svegliato dalle prime luci dell’alba.

I raggi del nuovo sole passavano attraverso la piccola finestra, irradiando tutta la piccola stanza; illuminandogli gli occhi che non appena irradiati, si aprirono ancora stanchi per la fatica. La luce illuminava la stanza colorata d’azzurro, come cielo, arredata con molti oggetti provenienti dal mare stesso. Una foto in particolare, di Manuel e Argo felici con un grande pesce, forse il più grande che avessero mai pescato insieme. Facendo riaffiorare moltissimi ricordi in Manuel, facendogli ricordare tutto il tempo dedicato alla sua passione. Una passione che aveva ereditato dal padre che amava il mare e raccontava al piccolo Manuel tutte le sue avventure. Manuel da allora sognava di poter diventare come suo padre e di poter un giorno essere proprio come lui, il suo eroe.

Il tempo passava e l’entusiasmo che ogni giorno lo accompagnava stava piano piano scomparendo tra un’onda e l’altra… Quando ad un certo punto mentre la sua speranza stava svanendo decise di cambiare barca pensando che proprio quella era la sua sfortuna, una volta cambiata sentì un rumore provenire dalla sua destra, allora andò a vedere e vide un tonno impigliato nella sua rete. La felicità di Manuel era indescrivibile, appena sceso dalla barca lo andò subito a raccontare a tutti. Nessuno gli credeva ma lui era completamente entusiasta e felice.
Alla fine appena tornò a casa dalla felicità si ubriacò e si addormentò felice accanto a sé il suo cane Argo.




Premio «Murè» Porto Recanati - Racconto di Ludovica Mandolini.
a cura di: www.portorecanatesi.it