Il componimento si presenta aderente alla traccia proposta. Il contenuto mostra la presenza di riflessioni personali esposte con coerenza e logica di pensiero. La lingua italiana è corretta sia per quel che riguarda la ricchezza lessicale che per l’uso dell’ortografia e della grammatica.
Il freddo mi attanagliava le ossa e peggiorava quei dolori accumulati dopo tanti anni di questo amato lavoro in questo amato mare. Sì, il mare era ed è mio fratello, un amico sincero che ha sempre saputo ascoltare le mie confessioni, i miei sfoghi, i miei bisogni, ascolta in un silenzio che ondeggia, quasi danzando al suono di una musica dolce.
Osservo il suo movimento e mi perdo nella sua immensità. A volte però è capace anche di parlare, riesce a comunicarmi tanto, il suo scintillio trasmette accordo, la sua tempesta ira. Il giovane Murè era con me da qualche giorno ma lui non conosceva il mare, non lo conosceva affatto, doveva ancora imparare ad amarlo o forse anche ad odiarlo, doveva solo imparare… O forse non voleva conoscerlo affatto.
Troppo immaturo per tutta questa profondità e il mare troppo immenso per Murè. Non so, è triste, molto triste, perché pretendeva da lui solo
tanto pesce, nulla di più… Se solo fosse stato più profondo! Ma il Re Mare a volte sa essere spietato.
Come molti oggi desiderano tanto e subito, anche Murè spinto da modelli troppo moderni non ha avuto la volontà di imparare ad essere paziente
e ad essere saggio, per la troppa sete di successo e forse anche di denaro ed è scappato via.
Nessuno più oggi farà questo mestiere dove si guarda il bottino e si pensa: “Wow, oggi sono stato fortunato!” Oppure come accade a me ora, povero pescatore: “La sfortuna mi perseguita!” Ma va bene così, perché io voglio vivere delle piccole cose, la mia felicità è l’avvistamento di una famiglia di delfini che nuota libera ed unita nel mare cristallino, la mia felicità è un piatto di fagioli mangiato con la mia famiglia, la mia felicità è essere felice, felice di niente.
Fino a quando ho incontrato lui. Proprio così, era lì, dritto sulla prua e mi fissava con i suoi grandi occhi. Non sapevo chi fosse, ma lui mi
conosceva bene, era mio amico senza che io lo sapessi, forse gli avrò anche offerto qualche misero avanzo di pasto. Mistral era lì che mi fissava
e iniziò a fare dei versi strani, proprio come quelli che fanno i gabbiani, mi voleva dire qualcosa, ma di che cosa si trattava?
Si alzò in volo e salì su nel cielo azzurro, volteggiò danzando sopra la mia testa e mi fissò di nuovo in volo. Capii che dovevo seguirlo e proprio
lui mi guidò in una laguna del golfo dove primeggiava la vita.
Non ho mai visto nulla di simile in tutti gli anni passati in mare con la mia misera barca. Il mio sguardo era catturato ovunque da pesci che saltavano tra le onde, il mio cuore batteva talmente forte che potevano sentirlo. Da quel giorno il mio caro gabbiano Mistral divenne mio inseparabile compagno di viaggio, guida fedele, fortuna nella vita. Mi regalò una cosa ancora più preziosa, quello che tutti cercano, io l’ho trovato nella solitudine e nell’immensità del mare: L’AMICIZIA.