La sua speranza era morta da un bel pò.
di Sara Manisi - classe 3/D - (Sez. B)


RACCONTO PREMIATO con la seguente motivazione:
La traccia proposta è stata sviluppata in modo appropriato. Evidenti sono la padronanza e la competenza della lingua italiana, la cui applicazione risulta corretta sia nell’uso del lessico che dell’ortografia. Il contenuto del testo mostra coerenza espositiva e organizzazione logica. Apprezzabili sono le riflessioni personali.

Erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce. Era seduto sulla sua barca, da solo. Neanche il mare gli voleva più fare compagnia. Sembrava che tutti gli volessero stare lontano, anche i pesci scappavano quando provava a pescare. In quel silenzio assordante che durava da ben ottantaquattro giorni, cresceva la paura. La paura di non saper più pescare, la paura di non riuscire a fare neanche più il suo mestiere.

Era la cosa che più lo spaventava e in quel clima di timore era soltanto riuscito ad abbattersi sempre di più. Ormai non pensava ad altro che a questa sconfitta. Non avrebbe mai potuto credere di aver mollato perché lui era un uomo che aveva sempre affrontato la vita con coraggio e che di fronte ai problemi si era sempre dato da fare per trovare una soluzione. Nella vita tante cose lo avevano spaventato, ma mai la paura si era presa gioco di lui e proprio per questo capì che c’era qualcosa che non andava. Da un po’ di tempo non era più sé stesso, da un po’ di tempo pensava che vivere non avesse senso se non si poteva essere felici. Ma proprio questo suo pensiero faceva capire che lui non era più quello di prima.

Il pescatore di una volta avrebbe pensato che per essere felici bisognava guadagnarselo e non piangersi addosso. Il pescatore di una volta avrebbe pensato che finché ci credi tutto è possibile, perché la speranza è l’ultima a morire. Ma la verità è che la sua speranza era morta da un bel po’.
Quel giorno un’altra barca gli si avvicinò e a bordo c’era un ragazzo più giovane di lui ma con tanta esperienza.
- Come va la pesca qui? – chiese il ragazzo.
- Male – disse il pescatore con un tono di voce spento, come se non ci fosse più niente da fare.
- Oh, non può andare così male come dice. Da quanti giorni non prende un pesce? – domandò ancora il ragazzo.
- Tanti. Troppi. Ottantaquattro. – disse il pescatore. Poi riprese – Non prendo un pesce da così tanto tempo perché non ce la faccio. Non sono più bravo come da ragazzo.
- Non ce la fa… O pensa che non ce la farà?
- Entrambi.
- Ma crede in sé stesso e nelle sue capacità?
- Ormai quali capacità ho!? Non riesco neanche più a fare l’unica cosa che sapevo veramente fare! Tanto vale che io rinunci.
- Noi non ci conosciamo bene, ma la stessa passione ci lega: quella verso il mare. Allora le darò un consiglio che funziona sempre, si fidi! – disse il ragazzo
- Tutti abbiamo dei periodi bui, nei quali pensiamo che non ce la faremo mai a superare delle difficoltà. Ma se continuiamo a galleggiare tra i nostri pensieri negativi e le nostre insicurezze non riusciremo mai ad affrontarli. L’unico modo per ottenere quello che vogliamo è credere di riuscire ad ottenere quello che vogliamo. L’unico modo per superare le paure è affrontarle con coraggio e determinazione: solo così riusciremo a crederci sempre e comunque in ogni situazione. Spero che questo mio pensiero la aiuti nelle sfide che le si presenteranno in futuro. Adesso vado.

Per qualche tempo il pescatore, dopo l’incontro con quel ragazzo, non era più tornato in mare, ma quel giorno era il momento per riprovarci. Questa volta ci credeva, sapeva che ce l’avrebbe fatta, niente e nessuno lo avrebbe sconfitto. Erano novantuno giorni che non prendeva un pesce ma quel giorno ci riuscì.




Premio «Murè» Porto Recanati - Racconto di Sara Manisi.
a cura di: www.portorecanatesi.it