Il vecchio di sentì in colpa.
di Imelda Gega - classe 3/D - (Sez. B)


In Abruzzo viveva un anziano signore che faceva il pescatore e viveva con quei pochi soldi che guadagnava. C’era stata una settimana in cui la pesca era stata particolarmente fruttuosa e così, avendo guadagnato di più, riuscì anche a comprare un paio di vestiti nuovi e qualche attrezzo per pescare.
Un giorno, mentre vendeva il pesce sul lungomare, si avvicinò il suo cliente preferito:
“Buongiorno. Com’è andata oggi, tutto bene? Vedo che hai pescato molto in questi ultimi giorni. Mi è venuto in mente un affare: ormai stai invecchiando, non riesci più a pescare da solo. Ma arriviamo al punto, mio figlio a scuola non è bravo e deve portare a casa qualche spiccio, quindi pensavo… Può venire a lavorare con te?”

Il vecchio accettò senza nemmeno pensarci due volte, perché conosceva bene il ragazzo. Quando il padre tornò a casa corse dal figlio a dirgli la bella notizia, ma lui non sembrava tanto entusiasta. In realtà l’idea del padre era un’altra: far andare in rovina il vecchio pescatore, così da fargli perdere la casa; poi l’avrebbe comprata a basso prezzo e avrebbe guadagnato, rivendendola a un prezzo più alto.

Il giorno dopo il figlio andò al lavoro insieme al vecchio, ma prima a casa il padre gli aveva dato una scatolina con degli animaletti che dovevano attirare i pesci mentre in realtà li allontanavano. Il figlio, non sapendolo, regalò questa scatola al vecchio e lui rimase molto stupito. Nella prima settimana non presero nemmeno un pesce, ma il ragazzo stava legando sempre di più con il vecchio.
Nella seconda settimana non cambiò nulla e così anche per la terza. Il ragazzo oramai si confidava più con il vecchio che con suo padre, accecato dalla v oglia di ricchezza e denaro.

Verso il quarantesimo giorno, la fame iniziò a farsi sentire, ma ogni mattina il ragazzo portava qualche panino. Quella sera, però, il padre si scagliò contro il pescatore, urlando: “Perché prima pescavi molto e ora con mio figlio niente? Vuoi solo fargli perdere tempo, quando in realtà poteva andare a guadagnare qualche spiccio altrove. D’ora in poi andrà a pescare con gli zii.”
A quelle parole il vecchio si sentì in colpa senza aver fatto niente.
Continuò a pescare da solo, ma dopo trenta giorni ancora niente. Nel frattempo il ragazzo con gli zii nella prima settimana aveva preso già tre pesci e questi aumentavano ogni giorno.

Erano ormai ottantaquattro giorni che non portava a casa nemmeno un soldo e il vecchio iniziava a sentire molto la fame e a non avere nemmeno più le forze, così decise di non andare più a pesca, mentre il ragazzo prendeva sempre una marea di pesci. Nei giorni seguenti il ragazzo notò l’assenza del vecchio, così a cena chiese al padre se ne sapesse qualcosa. L’uomo fece una piccola risata, perché immaginava il motivo, però disse al figlio di non saper nulla. Il ragazzo aveva già capito le intenzioni del padre, così la mattina seguente andò a casa del vecchio. La porta era aperta, così entrò ma trovò il vecchio sdraiato sul divano tutto ammalato.

Il ragazzo corse subito dal vecchio e gli chiese cosa fosse successo. Lui gli spiegò che non riusciva più fare il pescatore ormai. Il ragazzo capì che non c’era più niente da fare, però continuò ad essere legato al vecchio, andava spesso a trovarlo e ci trascorreva tanto tempo. Ormai il vecchio faceva della parte della sua vita.
Il vecchio, pur avendo subito una sconfitta nella pesca, aveva trovato un ottimo amico: questa fu la sua vittoria più grande.




Premio «Murè» Porto Recanati - Racconto di Imelda Gega.
a cura di: www.portorecanatesi.it