Scorre con l'acque trèmule,
èmule del mare,
il fiume
verso la foce.
Ogni voce si espande
ne la violacea temperie
serale.
Pare un canto dei tempi
dall’umano lavoro rinnovato
come un mito.
Al vento che respira,
riposano le vele
arabescate,
a la bonaccia;
i giunchi folti,
di là dall’argine erboso,
son muti,
come estasiati.
Tracce dell’agreste fatica
lungo la valle virente
allietano la vista.
Su l’ombrosa pista dell’olmo
beatamente riposa,
in una posa sbilenca,
il contadino.
D’un tratto irrompe
li vicino,
sul pelo dell’acqua,
di rondini uno stormo
girofischianti.
...da: «Le mie immagini»