La terza società
La spiaggia tra terra e mare, la foce di un fiume a volte canalizzato, il porto: sono questi i riferimenti comuni ad una terza società che, accanto a quella rurale ed
urbana, caratterizza le Marche lungo i 174 km di costa, per lo più bassa, e le fa adriatiche.
Dal confine della "Cattolica", come una volta si diceva, a quello del Tronto, limite antico del Reame di Napoli, scorrono verso sud le rupi di Focàra, le città di Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona, il Conero, e poi Sirolo, Numana Porto Recanati, Civitanova Marche, Porto San Giorgio, Pedàso, Cupra Marittima, San Benedetto del Tronto, Porto d'Ascoli.
E non pochi castelli aggroppati alla prima linea delle colline, sotto le quali nei giorni di particolare luminosità, si vedono i monti Veledit della costa dalmata.
In queste cittadine vivono i pescatori, che ogni giorno, nelle stagioni adatte, scendono sulle spiagge, armano le barche, vanno in cerca di pesce sempre più raro.
Una ventina di corsi d'acqua e il porto di Ancona dànno luogo ad approdi di qualche consistenza, ma è l'intera spiaggia che è coinvolta nell'attività peschereccia, alla quale, dalla metà del secolo, comincia ad associarsiquella del turismo balneare.
Ancona è il gran porto dell'Adriatico centrale, antichissimo, ma anch'esso in recessione dopo l'Unità d'Italia, soprattutto dal 1866, quando Venezia le soffia il ruolo di primo scalo italiano del mare austro-balcanico.
Al tempo del tramonto dello Stato pontificio la flottiglia marchigiana da carico e da pesca - registrata nei compartimenti o circondari 1 e 2 dell'Adriatico: Fermo e Ancona - consta di 866 battelli, ai quali si debbono aggiungere quelli di Falconara, Senigallia, Fano e Pesaro, iscritti al compartimento 3, Rimini , pari a circa la metà del naviglio ivi registrato, e cioè 480, per insieme di circa 1200 barche con una stazza globale oscillante sulle 27000 tonnellate e intorno a 6000 uomini di equipaggio, pescatori inclusi.
Ciò contribuisce, in quel periodo, a rendere vivace il traffico e l'attività marinara, anche perché le comunicazioni terrestri parallele alla costa sono difficili per la natura del terreno e quindi più costose. Le valli, invece, sono assi di penetrazione verso l'interno. Di qui i molti porti di spiaggia.
Dal confine della "Cattolica", come una volta si diceva, a quello del Tronto, limite antico del Reame di Napoli, scorrono verso sud le rupi di Focàra, le città di Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona, il Conero, e poi Sirolo, Numana Porto Recanati, Civitanova Marche, Porto San Giorgio, Pedàso, Cupra Marittima, San Benedetto del Tronto, Porto d'Ascoli.
E non pochi castelli aggroppati alla prima linea delle colline, sotto le quali nei giorni di particolare luminosità, si vedono i monti Veledit della costa dalmata.
In queste cittadine vivono i pescatori, che ogni giorno, nelle stagioni adatte, scendono sulle spiagge, armano le barche, vanno in cerca di pesce sempre più raro.
Una ventina di corsi d'acqua e il porto di Ancona dànno luogo ad approdi di qualche consistenza, ma è l'intera spiaggia che è coinvolta nell'attività peschereccia, alla quale, dalla metà del secolo, comincia ad associarsiquella del turismo balneare.
Ancona è il gran porto dell'Adriatico centrale, antichissimo, ma anch'esso in recessione dopo l'Unità d'Italia, soprattutto dal 1866, quando Venezia le soffia il ruolo di primo scalo italiano del mare austro-balcanico.
Al tempo del tramonto dello Stato pontificio la flottiglia marchigiana da carico e da pesca - registrata nei compartimenti o circondari 1 e 2 dell'Adriatico: Fermo e Ancona - consta di 866 battelli, ai quali si debbono aggiungere quelli di Falconara, Senigallia, Fano e Pesaro, iscritti al compartimento 3, Rimini , pari a circa la metà del naviglio ivi registrato, e cioè 480, per insieme di circa 1200 barche con una stazza globale oscillante sulle 27000 tonnellate e intorno a 6000 uomini di equipaggio, pescatori inclusi.
Ciò contribuisce, in quel periodo, a rendere vivace il traffico e l'attività marinara, anche perché le comunicazioni terrestri parallele alla costa sono difficili per la natura del terreno e quindi più costose. Le valli, invece, sono assi di penetrazione verso l'interno. Di qui i molti porti di spiaggia.
Tratto da "Storia d'Italia: Le Regioni dall'unità a oggi: LE MARCHE"
"Pescatori e trabaccolanti"
Einaudi Edizioni (1995)
"Pescatori e trabaccolanti"
Einaudi Edizioni (1995)