Anno 1956? Giorno di Matrimonio in paese. Si sposano Grilli Domenico (Dumè de Calò) e Castellani Fortunata (non presenti nella foto).
In attesa
di consumare il pranzo di matrimonio presso il Ristorante Bianchi Vincenzo, parenti ed amici più stretti si concedono al fotografo per una foto ricordo scattata all'esterno di
casa Grilli situata in via Garibaldi.
«La festa di matrimonio seguiva un cerimoniale austero, tramandato da generazioni e rigorosamente rispettato. Lo sposo partiva
dalla sua casa, sotto il braccio della madre, seguito dai parenti più intimi e poi dagli amici per recarsi a casa della sposa che lo attendeva con tutto il suo corteo aperto
da lei e dal padre che la teneva al suo braccio.
I due cortei si fondevano in uno solo per prendere poi la direzione della chiesa. Parenti ed invitati passavano tra due ali di folla e si sottoponevano ad un’autentico slalom
perché c’era chi buttava confetti e dovevano in continuazione evitare di calpestare i bambini che si tuffavano tra i loro piedi per raccoglierli. La sposa e suo
padre varcavano per primi la soglia della chiesa, seguiti dallo sposo e dalla madre. Anche nei banchi si rispettava l'ordine di precedenza ed i parenti dell’uno occupavano la
parte opposta dei parenti dell’altra. Al termine della cerimonia gli sposi si fermavano sulla soglia della chiesa per ricevere «la scunfettata» cioè il lancio
beneaugurante di confetti, riso e monetine.
II corteo si dirigeva verso la casa dello sposo, raggiunta in precedenza dalla madre di lui, e qui «la socera» dava il bacio del benvenuto alla sposa e mentre con una mano
versava confetti e riso sulle loro teste con l’altra metteva nel «pettu» della sposa un consistente pugno di carta moneta, in segno di prosperità. In attesa del pranzo
veniva offerto un semplice rinfresco con ciambellone e vermut.
Il pranzo era a base di carne ed iniziava con la «stracciatella in brodu» alla quale seguiva «el lessu de galina» con contorno di spinaci, poi tagliatelle e carne in
umido, fritto e frutta. Il dolce non era previsto. Seguiva, la distribuzione dei confetti a parenti ed invitati.
Durante il pranzo il momento culminante della «scunfettatura» era il più pericoloso; infatti dai banchi, tra gruppi opposti di invitati, partivano autentiche
raffiche di confetti, lanciati con una certa foga che causavano danni a piatti e bicchieri e qualche volta alle stesse persone. Al termine del pranzo la sposa divideva il
«bucchè» in tanti fiori che tradizionalmente dovevano essere donati alle amiche nubili in segno di buon augurio
per le future nozze di queste.»