Fine Agosto, primi anni 70 del novecento. Seduti sulle panchine del lungomare che riproducono fedelmente i colori celeste e bianco dei "capanni",
alcuni uomini del Porto trascorrono il tempo discutendo di vari argomenti. Sono quasi tutti pescatori, o comunque, un tempo lo sono stati e
forse anche per questo al centro dello scambio di opinioni ci sono aspetti della vita di mare.
Quella di incontrarsi giò la marina "a
brangu sottu 'entu è un'antica abitudine degli uomini di mare. Lunghi dialoghi sulla pesca, sui "mutori", sulle mareggiate, su quanto pesce hanno pescato le
"sciàbbighe" o quante seppie sono entrate nelle "nazze" di quelli che praticano la piccola pesca. Lunghi dialoghi, interrotti ogni tanto dal gesto di
accendere l'immancabile sigaretta o dallo spostarsi un attimo dal gruppo, spesso tenendo bassa la testa, come a volersi soffermare a riflettere su quanto
ascoltato. I discorsi raramente giungono ad una conclusione, come se si volesse tenerli sempre aperti e non di rado, prima di fare ritorno alle
proprie case, ci si lascia con la frase: "o cugio, nun emu dittu gnè..