Anni 70 del novecento. Per tanta gente del Porto, la «marina» (così come si usa definire la spiaggia) ha sempre avuto un fascino particolare. Non soltanto per lo stretto rapporto con il mare, ma anche perchè in quello spazio, sì è vissuto e consumato un tratto importante della propria esperienza di vita. La «marina» non è mai stata uno spazio fine a se stesso, un luogo anonimo, indifferente. Al tempo di gioventù la «marina», forse più dei vicoli, ha rappresentato il luogo preferito per condividere il «gioco», per socializzare, per sperimentare sensazioni di libertà.
Per gli uomini di mare, oltrechè posto di lavoro, «la marina» è stato punto di incontro collettivo "a brangu sottu entu" per
raccontarsi vicende della pesca e della vita di paese e i simboli in essa racchiusi: lancette, barche, argani di legno, reti e reste (tipo
vario di cordame), "nazze", vele e "palanghe", sono la rappresentazione di valori identitari. Forse anche per questi motivi in età
adulta viene naturale alla gente del Porto, lasciare alla macchina fotografica il compito di fermare il ricordo di antiche amicizie, in un
luogo così ricco di fascino.
Così come hanno voluto fare Luigi Gasparini, Antonio Gaetini e Angelo Michelini.