Il gabbiano nato libero
di Benedetta Quercetti - classe 3/E - (Sez. B)


RACCONTO PREMIATO con la seguente motivazione:
Il componimento mostra una certa sensibilità ad affrontare le tematiche marinare, ma soprattutto evidenzia una buona attitudine nell’uso della lingua italiana. Lo stile espressivo è chiaro e puntuale e fa risaltare buone capacità critiche e riflessive. La struttura complessiva del testo è corretta ed elaborata.

Il mare per me ha sempre rappresentato quello specchio d’acqua trasparente che come riflette il colore del cielo, riflette anche tutte le emozioni e i sentimenti di chi ci si immerge. Amo l’odore di salsedine che sprigiona la spuma bianca e lasciarmi cullare dal rumore rilassante delle onde che s'infrangono sugli scogli. Adoro osservare i piccoli pesciolini insinuarsi nelle tenebrose tonalità dell’acqua a notte inoltrata per poi riemergere in piccoli gruppi alla luce del giorno, sempre paurosi e incerti.

Il mare è l’insieme di tutto: è luce ed è buio, è rifugio ed è tempesta, è vita ed è morte. Molto tempo prima aveva tenuto con sé i miei genitori, e forse il legame così bisognoso con quella realtà era dovuto principalmente alla consapevolezza che le loro anime fossero cullate dalle stesse onde che ogni mattina mi facevano compagnia al risveglio. Mi affacciavo sempre dalla finestra aspettando il giorno in cui avrei potuto esplorare quel mondo tanto familiare quanto ignoto. Col tempo la mia determinazione divenne sempre più ostinata e riuscii a convincere il mio migliore amico, Martìn, ad insegnarmi a navigare.

Martìn era un murè, il più giovane marinaio del mio paesetto, che pur essendo alle prime armi, sapeva il fatto suo. Durante le giornate splendide di giugno, quando aveva del tempo da dedicarmi, mi insegnava tutti “i trucchi del mestiere” o almeno così li chiamava lui.
Una sera malinconica di metà luglio scesi giù al porto, ormai deserto, decisa a intraprendere il mio viaggio per scoprire me stessa. Mi infilai su una barchetta piccola, ma stabile, sentendo il vento scompigliarmi i capelli. Liberai l’imbarcazione dal nodo d’attracco e pian piano iniziai ad allontanarmi dal porto. Salpai senza una meta precisa, aspettando che le onde del mare mi conducessero sulla strada del mio destino.

Il cielo sopra di me appariva di un blu quasi elettrico e nonostante fosse notte fonda si vedevano splendidamente le stelle. Rimasi ad ascoltare il magnifico fruscio delle onde e poco prima di chiudere gli occhi e sospirare di fronte a quell’immensa tranquillità, sobbalzai vedendo un’ombra piroettare proprio sopra la mia testa. D’un tratto poi si fermò sulla battigia permettendomi, anche se fossi relativamente distante, di definirne i contorni: intravidi un becco scarlatto, due ali candide e aguzzando la vista mi resi conto di star osservando un gabbiano, anch’esso intento a fissarmi. Velocissimo, poi, con un balzo, immerse la testa in mare e dopo qualche secondo la ritrasse, con un grande pesce sul becco.
Iniziò a volteggiare sopra di me lentamente; sembrava godersi il panorama, come immobile, invece metteva tutta la sua forza per risalire controvento. Sorvolandomi, infine, si dileguò dal mio sguardo.

Io, a quel punto, rimasi quasi ipnotizzata dalla maestria e allo stesso tempo dalla semplicità di quel gesto, tanto naturale per il volatile quanto emozionante per me. Riflettei sul vero significato della parola libertà, che io purtroppo non conoscevo quasi per nulla. Le regole imposte dal giudizio degli altri compaesani e dalla vita cittadina in sé per sé non concedevano nulla che si avvicinasse alla libertà per me. Essendo orfana, per di più, ero maggiormente soggetta a questo tipo di considerazioni.
L’immagine di quel gabbiano mi rimase impressa nell’anima. Un semplice volatile che con la sua prontezza e agilità svolazzava contento e libero da qualsiasi catena. Mi ritrovai a pensare che per me sarebbe stato impossibile vivere una vita come lui; trascorrere giorno per giorno senza rimpianti.

Realizzai, però, che se avessi continuato a paragonarmi ad un gabbiano non sarei mai riuscita a trovare la mia libertà, perché ognuno ha il suo modo di essere libero e di farsi forza per risalire controvento. Chi attraverso l’immaginazione e i sogni, chi tramite i propri pensieri e sentimenti, e chi invece come me osservando un gabbiano e rendendosi conto che i confini per trovare la propria libertà non esistono.




Premio «Murè» Porto Recanati - Racconto di Benedetta Quercetti.
a cura di: www.portorecanatesi.it