La traccia proposta è stata sviluppata in modo personale e creativo. Il testo è coerente e ben organizzato nell’esposizione. Sono presenti anche alcune riflessioni personali. L’uso della lingua italiana è corretto ed evidenzia una buona competenza dell’ortografia e della grammatica.
Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce. Nei primi quaranta giorni lo aveva accompagnato un ragazzo, ma dopo quaranta giorni passati senza che prendesse neanche un pesce, i genitori del ragazzo gli avevano detto che il vecchio ormai era decisamente e definitivamente solo, che è la peggior forma di sfortuna, e il ragazzo li aveva ubbiditi andando in un'altra barca che prese tre bei pesci nella prima settimana.
“Anche oggi torno a casa a mani vuote” pensò Turi che, sconsolato, iniziava a chiedersi se avesse ancora un senso continuare a provare ma il mare era tutta la sua vita e il suo richiamo irresistibile come il canto di una sirena. Al sorgere di una nuova alba, si diresse al piccolo porto e salì, mesto, sulla barca. Era mattina inoltrata quando scrutando l’acqua, si accorse di una grande ombra appena sotto la superficie. Incuriosito si sporse dalla prua e con grande stupore notò un delfino che nuotava intorno alla sua barca, facendo enormi salti quasi a voler richiamare la sua attenzione.
Turi guardava rapito il maestoso delfino e, solo dopo qualche momento, realizzò che la sua coda era mozzata: il vecchio pescatore si chiese cosa potesse essergli accaduto e si ricordò delle storie dei tanti pescatori che non si facevano scrupolo a tentare di catturare anche questi meravigliosi abitanti del mare spesso senza riuscirvi ma provocando loro gravi ferite. Ma Turi era diverso e rivolgendosi al delfino, quasi lo potesse comprendere, disse che mai avrebbe gettato un amo per catturarlo.
Purtroppo quel giorno come i successivi, nessun pesce rimase impigliato nella rete ma la delusione di Turi era allievata dalla presenza del suo nuovo amico che, puntuale, ogni mattina richiamava la sua attenzione, quasi a volerlo divertire con i suoi tuffi. Una sera mentre rientrava al porto, nel vedere le altre barche cariche di pesce, pensò che forse non era più in grado di pescare ed era inutile insistere per cui il giorno seguente sarebbe andato a salutare per un’ultima volta il delfino a cui si sentiva legato da un infausto destino. Arrivato in mare aperto notò subito che il delfino non girava intorno alla barca come al solito ma quasi lo invitava a seguirlo. Turi pensò che tanto valeva quel giorno concedersi una gita e avviato il motore iniziò a solcare le onde verso una destinazione sconosciuta.
Navigò per un tempo che gli sembrò infinito guidato dal delfino che lo condusse in una baia avvolta dall’ oscurità. Il pescatore fece tacere il motore e rimase in attesa, di cosa lo ignorava lui stesso. All’ improvviso una grande stanchezza lo assalì e cadde addormentato sulla poppa della barca. Dormì per ore un sonno profondo e al suo risveglio lo spettacolo che si presentò davanti ai suoi occhi era tale che non sapeva se si trattasse di un sogno o della realtà: migliaia di pesci dorati guizzavano fuori dall’acqua illuminando il buio della notte come stelle cadenti.
Turi non aveva mai visto nulla di così meraviglioso e sentiva che si trattava di un dono del suo amico. La bellezza e la magia riempivano il
suo cuore da troppo tempo abitato dalla tristezza e dal disincanto.
Tornò al porto, con il petto gonfio di speranza per quello che la vita ancora poteva riservargli, più che mai convinto che quando tutto sembra perduto,
nulla è perduto. E, incredibilmente, guardando le sue reti da giorni vuote, si accorse che erano colme di pesci come mai prima d’ora.
Non ci fu più un solo giorno in cui rientrò in porto a reti vuote.
Non incontrò più il suo amico delfino, ma nelle giornate più nitide era certo di scorgere all’orizzonte la sua figura resa unica dalla coda mozzata, che saltava gioiosa dall’acqua. In quei momenti, il pescatore si sentiva grato al delfino perché gli aveva insegnato che nella vita non bisogna mai perdere la speranza e che ci sarà sempre qualcuno a tenderci la mano.