Era un ragazzo di 19 anni.
di Mattia Cingolani - classe 5/C - (Sez. A)


Ferdinando soprannominato “Fiore” era un ragazzo di diciannove anni, che abitava in una casa del borgo marinaro di un paesino della costa. La sua era una famiglia di pescatori e per tradizione anche lui, come tutti i suoi predecessori, lo sarebbe diventato, ma per il momento era un “Murè” e aiutava suo padre.

Purtroppo il suo lavoro non era iniziato bene, infatti erano ottantaquattro giorni che non prendevano più un pesce e così, insieme a suo padre, decisero di cambiare posto di pesca. Andarono a sedici Km di distanza, ma niente, nessun pesce e a quanto pareva non erano gli unici, infatti anche le reti degli altri pescatori erano vuote da ottantaquattro giorni.

Dopo aver riflettuto a lungo sulle cause della scomparsa dei pesci, Fiore decise di fare un’immersione. Mentre lui si preparava ad immergersi, suo padre, che tirava su le reti ancora una volta vuote, ad un certo punto sentì uno strattone. Fiore corse subito ad aiutare il padre, era molto emozionato e per un attimo si dimenticò dell’immersione. Il pesce doveva essere abbastanza grande, perché facevano molta fatica a tirare su la rete, ma quando finalmente ci riuscirono, scoprirono che non era un pesce, ma un gancio e ne rimasero delusi.

Mentre cercavano di districarlo, entrambi notarono una scritta, guardarono più attentamente e videro che si trattava di una sigla, I.P.A.M. La sera cercarono informazioni, chiesero a tutte le persone che conoscevano, ma nessuno sapeva niente. Ormai stanchi e abbattuti, andarono verso casa, quando incontrarono uno strano tipo, il quale disse che I.P.A.M. significava Industria della Pesca Abusiva in Mare.

La mattina seguente presero due caschi da sub e si immersero nel punto in cui avevano pescato il gancio. Iniziarono a scendere, ma non videro niente di sospettoso e dopo un po’ decisero di risalire, quando Fiore vide uno scintillio e fece cenno al padre di seguirlo. Arrivati vicino al punto dello scintillio, videro un enorme container, in cui riuscirono ad entrare attraverso un tubo, che lo collegava con l’esterno.
Rimasero nascosti ad osservare quello che succedeva lì dentro: una macchina risucchiava tutti i pesci e li raccoglieva dentro dei contenitori, che venivano trasportati in superficie da una specie di ascensore. Ma cosa succedeva una vota arrivati in superficie?

Fiore e suo padre tornarono alla barca, facendo attenzione a non farsi vedere e decisero di andare più a fondo, così iniziarono a cercare il punto in cui arrivavano i contenitori con il pesce, ma non lo trovarono facilmente, perché era nascosto dentro un’isoletta. Con l’aiuto di un potente binocolo videro che il pesce veniva inscatolato e notarono il nome di una conosciuta azienda di pesce in scatola.

Tornati a riva, andarono subito in caserma a raccontare tutto quello che avevano visto, ma non vennero presi sul serio. A quel punto non rimase che risolvere la faccenda cercando l’aiuto di altri pescatori e insieme si recarono nel punto dove si trovava il container. Una volta dentro cercarono il modo di spegnere la macchina che risucchiava i pesci, ma furono attaccati da alcune persone e iniziò una lotta, in cui furono i pescatori ad avere la meglio. Una volta spenta la macchina, fecero delle foto, per avere delle prove concrete e questa volta vennero creduti. Giorno dopo giorno nelle reti dei pescatori ci furono sempre più pesci e il lavoro di molte persone fu salvo.
Murè e suo padre furono premiati dal sindaco del paese per aver salvato la pesca e l’ambiente marino dall’I.P.A.M.




Premio «Murè» Porto Recanati - Racconto di Mattia Cingolani.
a cura di: www.portorecanatesi.it