La leggenda del mare.
di Allegra Mozzoni - classe 2/C - (Sez. B)


Erano 84 giorni ormai che non prendeva un pesce, era affamato e stanchissimo.
Le braccia gli stavano cedendo, gli occhi stavano per chiudersi, quando nel rumore del mare si accorse che la sua barca si stava muovendo contro corrente. Si affacciò a poppa e vide una pinna gigante che si muoveva.
Il pescatore si rese conto che un essere mostruoso si era incastrato alla sua barca e lo stava portando a fondo. Fu travolto dal panico, ma purtroppo l’unica via di salvezza era lanciarsi fuori, sperando di sopravvivere all’impatto.

Così l’ultima cosa che vide fu la barca che stava scomparendo negli abissi. Cercò di lottare contro la forza delle onde, trovando il vigore per risalire e rimanere a galla abbandonandosi poi in balia delle onde. Un’ondata improvvisa lo fece risvegliare e sprofondò. Quando tornò in superficie sentì lo stomaco vuoto e le tempie pulsanti. Il battito del suo cuore gli rimbombava in testa. Dovunque lui si girasse trovava solo acqua. Non si scorgeva null’altro.

Iniziò a disperarsi. Nuotò a vuoto in mare aperto, sprecò le sue energie e non riusciva a credere che fosse accaduto proprio a lui. Non sapeva che ore fossero, dove fosse il nord o il sud. Aveva solo la certezza che quella fosse la realtà.
Iniziò a nuotare fino allo sfinimento. Ad un certo punto annaspò per non finire risucchiato ai fondali. Ad un certo punto vide una sagoma ergersi dal fondo del mare. Era gigantesca e possente.

Allora sbracciò per evitare quel mastodontico animale, ma notò che la pinna di quella bestia era rivolta verso di lui. L’animale lo stava raggiungendo. Lo torreggiò facendolo affondare negli abissi. Si ritrovò ancora una volta soppresso.
Il pover’ uomo era terrorizzato, fu preso dal panico e si dimenava nell’acqua, con la speranza di tornare a galla, ma stava andando ancora più a fondo. Il terrore non aiutava. Non ragionava e sprecava forze e ossigeno. Ormai aveva perso le speranze, aveva chiuso gli occhi e si era bloccato nel cuore blu del mare. Era ormai morto, ne era convinto, quando l’ultima parte della sua coscienza avvertì una leggera brezza accarezzargli l’orecchio ed ecco che, forse per volere divino o un altro potere ultraterreno, lui riuscì a respirare dopo tanto.

Passarono diverse ore prima che lui riuscisse ad aprire gli occhi e a capire dove fosse. Percepì il movimento delle sue stesse palpebre, fu cosciente di essere ancora vivo e pian piano rinvenne. Quando aprì gli occhi vide tutto appannato. Dopo un po’ si accorse che non stava sulla terra ferma, bensì era su una piattaforma ruvida, come uno scoglio.
Una parte del suo cervello offuscato si chiese come era possibile in mezzo al mare! Si riprese e comprese che era sul dorso di un animale gigantesco. Non appena si mosse, questo fece il suo verso così potente che il pescatore fu preso dal terrore.
Sconvolto ma con cautela iniziò ad osservarlo.

Era sul dorso di una balena. Intuì che fosse una mamma perché una piccola balenottera le girava attorno. Il pescatore si rilassò e si addolcì pensando al loro legame.
Quell’animale l’aveva salvato, ma era stato anche lo stesso che gli aveva affondato la barca e messo a rischio di morte. Si alzò in piedi e davanti a lui vide la terra ferma. Quel magnifico mammifero lo stava riportando a riva.
Si emozionò e sottovoce ringraziò la balena per tutto quello che aveva fatto.
Forse non capiva il suo linguaggio, chissà. Forse invece avrebbe capito ogni singola parola.

Mentre stava tornando avvenne qualcosa di leggendario: un tonno saltò sopra la sua testa. Con i suoi riflessi e le sue doti riuscì ad afferrarlo scattando in alto con le braccia tese. La balena si fermò dove l’acqua era ancora profonda all’interno del golfo. Lasciò il pescatore sulla scogliera. Emise il suo potente verso e con il suo piccolo se ne andò.

In spiaggia c’erano delle persone incredule che lo accolsero e gli fecero i complimenti. Tutti volevano sapere cosa gli fosse successo. In paese tutti volevano ascoltare l’avventura del pescatore salvato da una balena, del pescatore che aveva perso tutto ma era tornato con un tonno gigantesco.
C’era tanto da raccontare.
C’era una leggenda da narrare.




Premio «Murè» Porto Recanati - Racconto di Allegra Mozzoni.
a cura di: www.portorecanatesi.it