Era un pomeriggio di fine estate
di Linda Vitali - classe 2/B - (Sez. B)


… Sembrava fermo invece metteva tutta la sua forza per risalire controvento … proprio così.

Quel gabbiano appariva immobile, con le sue piume bianche e i piccoli occhi che erano attenti, concentrati perché sapeva di avere bisogno di tanta forza per combattere contro il vento. Era un pomeriggio di fine estate, il cielo si faceva sempre più scuro man mano che i goccioloni iniziavano a scendere, sempre più abbondanti.
Guardavo quel gabbiano dalla mia finestra, mentre fuori la pioggia batteva sul vetro. Poco prima se ne stava appollaiato insieme agli altri gabbiani, sotto il tetto spiovente della casa accanto alla mia.

Quel giorno la piccola colonia non era sugli scogli perché il mare era troppo agitato. I cavalloni sembravano voler inghiottire la spiaggia. Il lungomare era deserto: la pioggia battente e i lampi che squarciavano il cielo avevano fatto correre tutti verso le proprie abitazioni. Soltanto qualche cartaccia vorticava nell’aria, mossa dal vento.
All’improvviso qualcosa aveva attirato la sua attenzione perché lo avevo visto lasciare il suo confortevole rifugio e partire in picchiata verso la spiaggia: qualche pescatore aveva lasciato alcune reti con dei pesciolini impigliati, il giorno prima. Il vento e la pioggia, però, erano sempre più impetuosi e il povero gabbiano non riusciva a raggiungere la spiaggia né a tornare al riparo del tetto.

Di tanto in tanto lo si sentiva garrire, come se volesse chiedere aiuto ma era solo e poteva contare soltanto su se stesso: il suo gruppo, in quel momento, non lo poteva aiutare. Un po' come capita nella vita di tutti: pur avendo intorno molte persone che ci vogliono bene e ci sostengono, a volte capita di dover affrontare alcune battaglie da soli.
Agitava le ali grandi e forti, caratterizzate da sfumature scure. Sembrava quasi di vedere i suoi pettorali tesi per lo sforzo, mentre il vento lo scuoteva da una parte all’altra.
Osservandolo dalla finestra mi chiedevo quanto ancora avrebbe resistito e come un semplice uccello trovasse il coraggio di sfidare la potenza del cielo, che soffiava contro di lui con tanta violenza.

Ma poi avevo pensato che questa creatura è nata per la sfida. Vive nello spazio infinito del cielo e si nutre grazie alla vita del mare.
Il mare è generoso, pieno di pesci che guizzano in superficie ma, in giornate come quella, occorreva uno sforzo sin troppo grande per procurarsi qualcosa da mangiare e, ancora di più, per risalire in alto nel cielo, controcorrente.
Guardandolo avevo riflettuto anche sul fatto che, forse, non è poi così diverso da noi che ogni giorno ci dobbiamo confrontare con tante sfide: richieste da parte dei nostri genitori, insegnanti, amici e altre ancora. Ci sforziamo di rispondere alle aspettative che gli altri hanno su di noi. Così come i gabbiani temono le tempeste del cielo, noi temiamo di non riuscire a fare abbastanza e ci sono giorni in cui ci sembra di non arrivare mai oltre la burrasca.

Quando però riusciamo a superare un ostacolo ci sentiamo bene, liberi da ciò che ci impediva di portare avanti il nostro progetto. La sensazione di aver realizzato qualcosa che ci faceva battere forte il cuore per la paura è qualcosa di straordinario, che ci riempie di soddisfazione.
Ero convinta che lo stesso valesse per lui che, in quel pomeriggio uggioso, mi stava facendo compagnia.
Ad un certo punto sembrava essersi fermato, aveva smesso di agitare le ali. Sembrava immobile, mentre aspettava un momento di calma del vento, per poter proseguire il suo viaggio. Di lì a poco la sua audacia sarebbe stata premiata: era, infatti, riuscito ad arrivare alle reti e quindi al pesce, finalmente.

Dal tetto vicino alla mia finestra gli altri gabbiani che non avevano avuto lo stesso coraggio guardavano con ammirazione il compagno che stava tornando verso il gruppo, con il bottino stretto nel becco.
Senza dubbio lo avevano proclamato loro guida e io mi ero sentita molto orgogliosa di lui perché, per tutto il tempo, avevo trattenuto il fiato, facendo il tifo.




Premio «Murè» Porto Recanati - Racconto di Linda Vitali.
a cura di: www.portorecanatesi.it