Sembrava fermo invece metteva tutta la sua forza per risalire controvento. Aveva sfidato il cielo, lottato contro le nuvole, la pioggia e il caldo per riprendersi la libertà che gli era stata rubata, ma che gli era sempre appartenuta.
Era questo che passava per la mente di Luca. Immaginava di essere un gabbiano che sorvolava il mare e che osservava il mondo con occhi pieni di esperienza. Affrontava la vita, correva molti pericoli senza nascondersi da nulla, perché non aveva paura, era coraggioso. Così, appena chiudeva gli occhi, il rumore del mare accompagnava i suoi sogni. Sotterrava tutti i suoi timori e le sue incertezze ed incominciava a viaggiare con la fantasia.
Sbatteva le ali e spiccava il volo come un gabbiano bianco e spensierato. Sotto di lui c’era il mare, quanti ricordi gli trasmetteva vederlo! I castelli di sabbia, l’ombrellone colorato, la prima volta senza braccioli…
Sognare gli faceva dimenticare di essere rinchiuso in un ospedale sdraiato su un lettino, con una maschera sul viso, gli faceva dimenticare che la sua vita sarebbe potuta finire da un momento all’altro e che avrebbe potuto non rivedere più tutte le persone che amava. Sognare gli dava speranza, gli dava la forza per continuare. Aveva paura, ma doveva avere coraggio e quel gabbiano glielo trasmetteva più di ogni altra cosa.
Luca riaprì gli occhi, ci era riuscito, si era salvato! Adesso non avrebbe più desiderato di essere libero, perché finalmente lo era diventato.